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No Tav. Una lunga giornata di resistenza, tra botte, gas, insulti

Giovedì 1 marzo, ore 3,46. Si è appena conclusa una lunga giornata di resistenza. Una di quelle che resteranno impresse nella memoria.
Per oltre quattro ore i No Tav hanno resistito sull’autostrada e sulle rampe di accesso. Seduti in terra, tra slogan e canti. Il più gettonato, pressati dai poliziotti in tenuta ninja, è stato “Vamos alla playa”.
Poi la polizia porta via di peso, uno ad uno, i No Tav seduti sul’autostrada.
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Anche i giornalisti vengono allontanati con modi un po’ bruschi dalla polizia. Guarda il video.

Il dispiegamento di polizia era impressionante, le luci blu dei blindati rompevano la notte.
Il fronteggiamento è andato avanti per ore e ore. Intorno alle nove di sera era tutto un brulicare di bandiere e persone.
Poi hanno piazzato gli idranti, calato le visiere, indossato le maschere antigas. Hanno bagnato e picchiato e ancora picchiato. Si sono accaniti su tutti con determinata ferocia. Poi hanno sparato i gas: la notte si è fatta densa di fumo bianco, acre, velenoso. Hanno sospinto la gente giù dalla rampa, sino al bivio con la statale 25. Una marea di uomini blu.
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Ascolta l’intervista a Lorenzo a radio Blackout – scarica il file

ascolta l’intervista – indiretta dal pronto soccorso – ad Alberto Perino – scarica il file

Non paghi hanno sparato i lacrimogeni nella case della frazione Vernetto: in una di quelle case c’era un anziano che si stava spegnendo. Come vere truppe di occupazione hanno proceduto sin dentro il paese, dando la caccia a chi cercava rifugio. Tante case e tanti cortili si sono aperti ad ospitare la gente. Diversi No Tav sono stati rastrellati lungo il percorso, malmenati e caricati a forza su un furgone. In sei verranno poi condotti in questura a Torino.
Alcuni No Tav avevano trovato rifugio in un bar ristorante lungo la strada: una ventina di uomini dell’antisommossa spaccano a calci e manganellate la vetrata di ingresso ed irrompono urlando con il volto mascherato da passamontagna. Sbattono la gente contro il muro, la tirano fuori dal bagno, mentre una bambina scoppia a piangere.
Guarda il video dell’irruzione

ascolta l’intervista di walter a radio Blackout – scarica il file

Le auto lungo il percorso vengono danneggiate a colpi di manganello, le gomme vengono tagliate.
Intorno alle 10,30 alla rotonda che immette sull’autostrada la polizia carica ancora un ultimo gruppo che si stava radunando in zona.
Bussoleno sembra un paese in guerra. È un paese in guerra.
Intorno alle 11 i resistenti No Tav si ritrovano al Polivalente, la sala che ha ospitato tante assemblee popolari, quelle della rabbia e quelle della festa, quelle della riflessione pacata e quelle del tempo che si accelera.
Tanti zoppicano, si massaggiano un braccio, un’anca, la testa. Parecchi sono fradici dopo la doccia fredda al peperoncino sparata dagli idranti montati sui blindo della polizia.
Si intrecciano i racconti, si contano i feriti, si mettono insieme i frammenti di una serata di guerra.
Si discute sul da farsi.
Non ci sono dubbi: domani si torna a mettersi di mezzo. Le botte, la caccia all’uomo, gli insulti – vecchia ubriacona ad un’anziana compagna da sempre in primissima fila – il veleno bianco del gas non ci fermano. Anzi!
Dall’assemblea parte un appello all’Italia, perché domani – ormai da lunghe ore è già oggi – in ogni dove ci siano blocchi, azioni, iniziative.

Ascolta la registrazione dell’assemblea in diretta da radio Blackout

L’appuntamento oggi è per le 18 a Bussoleno.

La Valsusa paura non ne ha.

Posted in autogestione, Inform/Azioni, no tav.

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