Skip to content


Tav. Tribunali e polizia

no tav liberi“A sarà dura!” ha gridato Claudio dalla gabbia nella quale era rinchiuso nella maxi aula 1 del tribunale di Torino. Claudio è uno dei quattro compagni accusati di terrorismo per un’azione di sabotaggio al cantiere di Chiomonte del 14 maggio dello scorso anno. Arrestato il 9 dicembre con Chiara, Mattia e Nicolò, dopo un mese al carcere delle Vallette a Torino, è stato trasferito nella sezione di alta sorveglianza del carcere di Ferrara, dove è passato dall’isolamento totale al semi isolamento. La volontà della Procura torinese è spezzare la resistenza dei quattro attivisti imponendo loro un regime carcerario duro e ogni possibile restrizione della libertà, compresa quella di presenziare ai propri processi.
Già il 1 aprile Claudio era stato obbligato a seguire in videoconferenza la prima udienza di un processo per resistenza in cui era imputato a Torino.
C’era il rischio concreto che anche per la prima udienza del processo ai No Tav per una “colazione” ai cancelli della Centrale Iren a Chiomonte, gli fosse negata la possibilità di partecipare di persona.
Il 10 aprile, dopo giorni di incertezza, Claudio è stato portato a Torino per il processo. Ad attenderlo una piccola folla di solidali.
Oltre a Claudio alla sbarra erano anche Andrea a Giobbe.
Le accuse nei loro confronti sono gravissime: tentata rapina, sequestro di persona, resistenza aggravata in concorso. Nel mirino un episodio del 16 novembre del 2012, quando, durante un presidio/blocco a Chiomonte, ci fu un diverbio con un poliziotto in borghese che scattava fotografie: poco dopo vennero fermati Claudio e Andrea.
I fatti.
Quella mattina, come tante altre, un gruppo di No Tav faceva colazione davanti al check point della centrale. Qui, dal 27 giugno del 2011, un cancello, filo spinato e un robusto contingente di uomini e donne in divisa impediscono l’accesso alla strada dell’Avanà. Il cantiere/fortino è molto distante ma l’area militarizzata è amplissima.
Da quel cancello passano solo i mezzi delle forze dell’ordine, quelli delle ditte collaborazioniste e i pochi vignaioli autorizzati.
Un tizio in borghese viene sorpreso a scattare foto al presidio. Gli chiedono spiegazioni: lui nicchia, fa spallucce, poi dichiara di essere incaricato dalla Procura: si guadagna qualche insulto ma non viene toccato. Un compagno di Vaie, Andrea, gli scatta a sua volta qualche foto. Dopo che il “fotografo” della Questura se ne è andato sulla sua auto e con la sua macchina foto, arrivano i carabinieri che fermano Andrea e Claudio. Li portano nel fortino e li obbligano per sette ore a stare in piedi su un gradino senza potersi sedere, poi vengono separati e portati via. Verranno rilasciati solo in tarda serata. Andrea viene denunciato per tentata rapina e resistenza aggravata, Claudio, siccome rifiuta di rispondere alle domande, viene denunciato per favoreggiamento.
Sei mesi dopo viene perquisito Andrea, il 13 agosto la procura dispone l’arresto di Giobbe.
Il 10 aprile di quest’anno quella colazione ai cancelli della centrale è approdata in tribunale.
Un presidio di solidarietà era stato indetto dai No Tav di fronte al palagiustizia di Torino, nel timore che a Claudio fosse nuovamente impedito di essere presente all’udienza.
L’udienza, prevista in un’altra aula, è stata spostata in maxi aula 1, dove le gabbie degli imputati sono molto distanti dall’area riservata al pubblico.
Quando l’avvocato Novaro. difensore di Claudio, ha chiesto che potesse seguire il processo fuori dalla gabbia, il PM Rinaudo si è opposto. In seguito alle proteste, Rinaudo, con il codazzo della nerboruta scorta, è andato di persona a sfidare i solidali, poi l’aula è stata sgomberata e il processo è proseguito a porte chiuse.
I solidali hanno dato vita ad un corteo spontaneo per le strade di San Paolo. Nel frattempo l’aula è stata riaperta, ma agli attivisti rientrati in corteo al Palagiustizia, la polizia in assetto antisommossa ha impedito l’ingresso nel tribunale.

Chiamparino, Grillo e il Tav
Nel pomeriggio un gruppetto di No Tav ha piantato un orto per Claudio in piazza Vittorio, nei pressi della casa del candidato del PD alla regione Piemonte, Sergio Chiamparino.
Chiamparino, da sempre ultras del Tav, nonostante nel suo stesso partito tanti abbiano preferito smorzare i toni durante la campagna elettorale, di fronte alla candidatura con una lista civica No Tav dell’ex presidente della Comunità Montana Valli Susa e Sangone, Sandro Plano, ha dichiarato che lui era dalla parte del sindaco uscente, l’esponente del centro destra Gemma Amprino.
Se qualcuno si aspettava un atteggiamento diverso dall’ex sindaco dell’abbuffata olimpica ed ex presidente della Compagnia di San Paolo, evidentemente aveva le idee poco chiare sul blocco di potere che in questi anni ha retto le sorti di Torino, delle sue valli e, in prospettiva, dell’intero Piemonte.
Eppure un poco di prudenza poteva essere consigliabile all’uomo che, durante la precedente campagna elettorale per la Regione, pigiò tanto l’acceleratore sul Tav da spostare verso Grillo la manciata di voti che determinò la sconfitta del presidente uscente, la democratica Mercedes Bresso, e la vittoria del leghista Cota. Oggi Grillo punta sul consigliere pentastellato Davide Bono per la presidenza della Regione. Il gioco di Chiamparino, nonostante i pronostici, potrebbe essere in salita.
Molto dipenderà da quanto consenso ha mantenuto Grillo dopo un anno di avventure parlamentari tra scomuniche, espulsioni, ammiccamenti al separatismo leghista, uno sfrenato giustizialismo sui temi dell’immigrazione e della giustizia che gli hanno procurato le simpatie del segretario del Front National francese Marine Le Pen. Di un fatto siamo certi: in una campagna elettorale al ribasso, fatta di spettacoli a pagamento, Grillo punta ancora sul Piemonte, dove farà l’unico comizio di piazza della sua campagna elettorale.
Dopo le illusioni suscitate lo scorso anno dall’elezione di 153 deputati e senatori No Tav, l’aria si è un poco raffreddata. Forte è la consapevolezza che solo l’ampliarsi e radicalizzarsi del movimento può bloccare la macchina avviata a Chiomonte e impedire la partenza dei cantieri per il tunnel di base a Susa.
La scorsa settimana il Senato ha ratificato l’ultimo accordo per la Torino Lyon: la notizia è stata data con grande enfasi e festeggiata con una partitella tra italiani e francesi ad uso telecamere al cantiere di Chiomonte. Pochi hanno sottolineato che per il tunnel di base servirà un nuovo trattato, che, specie il governo francese, subordina alla concessione di un finanziamento dell’UE del 40% della tratta transfrontaliera.

Al di là dei giochi della politica, il Movimento No Tav è impegnato nella campagna per la liberazione degli attivisti accusati di terrorismo, con numerose iniziative a Torino e nel resto d’Italia.
Un momento di grande importanza sarà il corteo indetto a Torino sabato 10 maggio che vedrà la partecipazione di solidali da tutta Italia. Sarà una grande occasione per costruire una giornata di comunicazione e di lotta, una giornata per tutti, giovani, anziani, bambini, una giornata che dimostri che, ancora una volta, dietro alle barricate, nelle giornate di azione diretta c’eravamo tutti. Oggi, a fianco di chi rischia 30 anni della propria vita, siamo ancora di più.

Posted in Inform/Azioni, no tav, repressione/solidarietà, torino.

Tagged with , , , .