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Pride. A Torino e a Palermo

no tav si travOggi a Torino, Milano, Palermo c’é stato il Pride.
Vi proponiamo due testi, uno diffuso al Pride di Torino, l’altro a quello di Palermo.

Spazi privati, spazi di regime

Il Pride 2015 vogliamo godercelo, con i suoi colori, la sua allegria, la voglia di mostrare l’orgoglio Lgbqti e difendere, più in generale, i diritti di tutte e tutti.
Ce lo vogliamo godere nel modo che ci riesce meglio, e cioè riflettendo sugli spunti politici di questo appuntamento e sul contesto in cui si svolge.
Ribadiamo la nostra solidarietà a Vincenzo Rao​, condannato da un tribunale perché ha osato criticare le posizioni conservatrici e maschiliste di un magistrato. La sua vicenda conferma l’irriducibile incompatibilità tra libertà e potere: il recinto in cui vengono confinati i diritti – compreso quello di espressione – resta sempre un recinto, anche se ammantato di democrazia.
Adesso il recinto della legalità si fa sempre più stretto e violento. Ai problemi di sempre si aggiunge l’ipocrisia di chi governa Palermo per renderla «normale». Retate poliziesche nei quartieri popolari; ordinanze contro gli ambulanti (per lo più immigrati) per tutelare il presunto decoro del salotto buono della città; distruzione del verde pubblico; privatizzazione degli spazi e assalto della borghesia al centro storico.
Il sindaco Orlando stringe volentieri la mano ai curdi che lottano per la libertà, agli omosessuali che lottano per i diritti, ai palestinesi che lottano per la sopravvivenza; parla di spazi pubblici e spazi di rivolta; sostiene persino l’abolizione delle frontiere e del permesso di soggiorno sventolando la “Carta di Palermo”.
Nel frattempo, però, fa la guerra ai poveri e ai migranti, mantenendo inalterati gli equilibri (fondati sulla disuguaglianza) che da sempre reggono le sorti di questa città.
Il sindaco Orlando ama ripetere che Palermo è sempre stata una città multiculturale dove ognuno è una tessera di un mosaico.
Vero – aggiungiamo noi: purché ognuno resti al suo posto.

Libert’Aria

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Fuori i preti dalle mutande!

Per due mesi e mezzo Torino è stata ostaggio della chiesa cattolica. La città è stata militarizzata, i giardini reali e piazza Castello sono stati requisiti per i pellegrini. La kermesse clericale è stata occasione per infittire i dispositivi disciplinari, mettendo sotto sorveglianza un’intera città.

Sebbene le favole delle religioni prestino il fianco alla satira ed al guizzo salace, purtroppo la chiesa cattolica non fa affatto ridere.
Tutti i governi degli ultimi 20 anni si sono inginocchiati al soglio di Pietro, ed hanno garantito il finanziamento della chiesa cattolica con l’otto per mille, il pagamento degli stipendi degli insegnanti di religione cattolica nelle scuole di ogni ordine e grado, soldi per ospedali e scuole confessionali, sostegno all’edilizia vaticana.
La pervasività della chiesa nelle vite delle persone va ben al dì là delle pecore felici con il loro pastore, per investire, tramite tante leggi dello Stato, la vita di tutti.
La straordinaria plasticità culturale che ha consentito ad una monarchia assoluta di attraversare duemila anni di potere e più di duecento anni di secolarizzazione, oggi è mirabilmente rappresentata dal gesuita venuto dall’Argentina a dare una ripulita all’immagine della chiesa, offuscata da infinite vicende di pedofilia, per non dire degli arresti eccellenti di alti prelati con le mani in pasta nelle stanze della finanza vaticana.

Dopo le dimissioni di Ratzinger, Bergoglio era l’uomo giusto nel momento giusto.
Occorreva un cambiamento di stile, per garantire che tutto potesse filare come sempre.
Bergoglio l’ha detto in modo chiaro che la costruzione del gender, la culturalità dei generi, l’attraversamento di identità sessuali, per non dire del radicalismo queer sono scelte ed approcci in contrasto con la dottrina. Ha tuttavia compreso che indicare la via della redenzione attraverso il perdono, poteva essere un buon modo per sedurre e riportare nel recinto le pecore nere e smarrite.

La chiesa di Francesco è misogina, omofobica e transfobica come quella di Benedetto XVI, ma nasconde la spada sotto la tonaca.
Una spada affilatissima nel cercare di spezzare la schiena a chi sceglie la libertà. Libertà come scommessa per ognuno e per l’intera società.

Chi crede che la chiesa di Francesco e quella delle sentinelle in piedi o del Family day siano diverse cade in in pericoloso errore prospettico. La Chiesa si adatta alle latitudini ed ai governi per restare in sella ed imporre la sottomissione a dio.

Bergoglio si è fatto le ossa negli anni della dittatura di Videla, quando era capo dei gesuiti argentini. Il suo ruolo è a dir poco ambiguo in una chiesa pesantemente collusa con i militari, che hanno torturato ed ucciso, facendone sparire i cadaveri, oltre trentamila uomini e donne, colpevoli di lottare per la libertà e la giustizia sociale.

Bergoglio chiede perdono per i roghi e le torture inflitte ai Valdesi ma si guarda bene dal chiedere perdono per il sostegno della chiesa cattolica ai criminali in divisa argentini.

Chi sa? Domani chiederà perdono per i roghi degli omosessuali Ma quale sarà il prezzo? Castità e senso di colpa?

Bergoglio è il cavallo di Troia che la chiesa cattolica usa per espugnare e devastare quel che resta della cultura laica e per chiudere i conti con chi aspira a relazioni sociali tra liberi ed eguali. Lo ha detto in modo chiaro: per evitare il conflitto sociale servono ammortizzatori.

Un tempo sulle ceneri degli omosessuali arsi vivi venivano sparsi odorosi semi di finocchio.
Semi che sono germinati in quella cenere ed oggi lanciano la propria sfida in ogni angolo del pianeta.

Sarebbe tuttavia un vero “peccato” che la norma eterosessuale finisse con l’imporre il proprio modello anche tra chi ha sviluppato una critica e una pratica radicale, dove l’identità diviene percorso e scommessa per tutti e per tutte. Fuori da ogni norma, fuori da ogni imposizione.
Non ci servono famiglie e lacci coniugali, né in chiesa né in comune.Liberiamoci dallo Stato e dalla Chiesa!

Federazione Anarchica Torinese

Posted in anticlericale, glbtq, immigrazione, Inform/Azioni, razzismo, torino.

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