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15 maggio – Presidio all’Ikea di Collegno

ikeaGiovedì 15 maggio presidio all’Ikea di Collegno.
Ore 18,30 ll’ingresso del magazzino
Solidali con i lavoratori della logistica di Piacenza in lotta

La mappa dei grandi magazzini della logistica? È la mappa dello sfruttamento e della violenza. La violenza dei caporali, la violenza dello Stato. La violenza di Ikea. Ikea presenta un’immagine di azienda vicina alla gente, aperta alle proposte, vicina alle esigenze di chi lavora ma è solo una patina, un’operazione pubblicitaria.
I lavoratori che non si adeguano ai ritmi e allo stile Ikea vengono fatti fuori. Senza apparire, perché il lavoro sporco lo fanno le cooperative cui vengono appaltati i lavori di facchinaggio.
A Piacenza la lotta dei lavoratori della logistica va avanti ormai da due anni: nonostante le manganellate, le botte, i licenziamenti, i lacrimogeni, i facchini non si fermano.
Non ne possono più di lavorare come schiavi.
L’area di Le Mose è un’enorme distesa di capannoni e edifici anonimi. Col minimo comune denominatore dello sfruttamento. Il magazzino Ikea è lunghissimo, l’emblema del nuovo schiavismo: contratti non rispettati, minacce di licenziamento, salari pagati la metà di quanto pattuito.
I lavoratori del deposito centrale Ikea di Piacenza sono in lotta per migliori condizioni di lavoro e per un salario dignitoso. Sono in buona parte immigrati e, quindi, più ricattabili: in questo paese se perdi il lavoro, perdi il permesso di soggiorno e rischi di essere espulso, anche se vivi qui da molti anni, anche se i tuoi figli sono nati qui.

All’Ikea l’appalto del facchinaggio è in mano al CGS, di cui fanno parte tutte e tre le cooperative che lavorano per il magazzino Ikea (Euroservizi, Cristall e San Martino).
Alla San Martino 33 lavoratori sono stati licenziati, per aver lottato per uscire dallo sfruttamento bestiale cui sono sottoposti: soldi fuori busta, straordinari non pagati, licenziamenti via sms, niente ferie, niente tutele.
La scorsa settimana per tre giorni ci sono stati scioperi e blocchi dei magazzini, mentre fuori la fila dei camion si allungava. L’obbiettivo della lotta è ottenere il reintegro di 33 lavoratori, “colpevoli” di aver partecipato alle lotte, agli scioperi e ai blocchi.
Mercoledì scorso, dopo ore di resistenza, la giornata si è conclusa con cariche, feriti e la chiusura del magazzino decisa dalla direzione delle multinazionale svedese.
Sin dalle prime ore dell’alba lavoratori e solidali avevano bloccato gli ingressi a crumiri e camion. Un crumiro investe con l’auto un manifestante. I carabinieri intervengono caricando e sparando lacrimogeni.
I lavoratori della San Martino non sono soli: i lavoratori di altre ditte del polo logistico, terminato il turno di notte, si sono uniti agli altri lavoratori e ai solidali arrivati per sostenere il blocco.
Come nel novembre del 2012, l’Ikea fa la serrata e minaccia altri licenziamenti, per provare a dividere i lavoratori, mettendoli gli uni contro gli altri. Domenica un corteo ha percorso il centro cittadino, raccogliendo solidarietà.

Chi è il presidente della cooperativa San Martino? Mario Spezia, vicepresidente della Camera di Commercio di Piacenza, ex-presidente della Provincia di Piacenza nella giunta targata Pd. Nel 2009 Spezia era finito sotto inchiesta per un giro di false fatturazioni relativo ad alcune cooperative di cui era presidente.
Roba che non fa più notizia, il malaffare eletto a sistema.
Ikea non tollera nessuna protesta. Tutto deve filare liscio. Tutto deve tacere.
A Piacenza la solidarietà ha consentito ai facchini in lotta di resistere alla violenza e ai ricatti.
La solidarietà tra gli sfruttati è l’arma più forte contro chi si fa ricco sulla nostra vita.
Chi visita i negozi Ikea spera di trovare i mobili a meno prezzo. In tempi di crisi, di precarietà del lavoro, di riduzione del salario, di aumento dei prezzi risparmiare qualche soldo è importante. Ma ancora più importante è sapere che lavoratori e padroni non stanno sulla stessa barca. Noi siamo incatenati al remo, mentre il padrone si gode i frutti delle nostre fatiche: per lui la crisi non c’è.
Chi va all’Ikea è un lavoratore sfruttato come quelli che a Piacenza lottano per vivere un po’ meglio.
Ciascuno di noi può fare qualcosa per dare una mano ad altri lavoratori. Chi sa? Magari entrare ma comperare un altro giorno.
Forse l’Ikea, che bada solo al profitto e non all’etica, capirà che licenziare non le conviene più tanto.