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Processo ai No Tav o processo alla Procura?

Mercoledì 21 novembre. Circa 150 No Tav presidiano il tribunale con bandiere e striscioni. È il primo giorno del processo ai 45 attivisti rinviati a giudizio per la resistenza allo sgombero della Maddalena e per la giornata di lotta del 3 luglio 2012.
L’aula dove è fissata l’udienza è una di quelle piccoline piccoline, la numero 46. Non ci stanno nemmeno gli avvocati, figurarsi gli imputati e i solidali che, in tanti, vorrebbero assistere al processo, cogliendo l’occasione per salutare Maurizio, Alessio e Juan, i tre No Tav ancora privati della libertà dal 26 gennaio scorso.
Subito scoppia la bagarre, finché il giudice si decide a trasferire l’udienza in un’aula più grande, la numero tre. Nemmeno questa basta a contenere tutti, quelli della penitenziaria fanno cordone davanti alla gabbia per i detenuti. Ci vuole una buona mezz’ora prima che, in un’aula stipatissima, dove tutte le regole formali, tutte le divisioni fisiche sono saltate, con gli imputati mescolati al pubblico e agli avvocati, vengano fatti entrare i due detenuti, accolti da un applauso e dal grido “libertà”!
Il giudice non guarda in faccia nessuno, quasi fatica a fare l’appello, accoglie di fretta alcune eccezioni procedurali e rimanda tutto al 21 gennaio. Poi comunica il calendario delle udienze: oltre venti entro maggio, mese nel quale ne sono fissate ben 5. Una marcia a tappe forzate, per arrivare presto alla conclusione, per dare una lezione ad un movimento vivo e forte, che non si è piegato ad un anno e mezzo di occupazione militare, alle violenze della polizia, ai gas velenosi.
La Procura di Torino vuole un processo esemplare, un processo che divida i buoni dai cattivi, che separi i violenti dai non violenti.
Ha fatto male i propri conti perché il movimento No Tav, è sempre più unito dalla consapevolezza che non si vince se non mettendosi in mezzo, violando le zone rosse, tagliando le reti, bloccando gli accessi alle ditte collaborazioniste, chiudendo la via maestra delle truppe di occupazione.
Qualcuno tira sassi, altri non li tirano: tutti però hanno scelto di violare leggi messe a difesa di un ordine ingiusto, un ordine che difende chi devasta e depreda il territorio e le risorse, un ordine che perseguita chi lotta in difesa dell’ambiente e per la giustizia sociale.
Oggi, nell’aula 3 del tribunale di Torino, mentre il giudice chiudeva l’udienza e i secondini di preparavano a portare via i due No Tav in gabbia, l’aula si è riempita del grido “giù le mani dalla Val Susa!”. Decine di mani si sono allungate verso la gabbia, mani diverse, anime diverse di un movimento che, facendo della propria diversità una ricchezza, sa unirsi nella solidarietà.
È cominciato il processo ai No Tav o quello alla Procura di Giancarlo Caselli?

Ascolta le dirette della mattinata da radio blackout

Posted in Inform/Azioni, no tav, repressione/solidarietà, torino.

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