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Cantieri navali di Trapani. Prospettive di autogestione

La lotta ai cantieri navali di Trapani contro i licenziamenti va avanti. Da ormai quattro mesi e mezzo occupano una petroliera. In questi giorni, stanchi di inseguire improbabili soluzioni con la proprietà i lavoratori hanno deciso di costituirsi in cooperativa e di tentare la gestione diretta del cantiere.
Ne abbiamo parlato con Alberto La Via del gruppo anarchico “Salsedo” di Trapani, in prima fila nelle iniziative di sostegno alla lotta.

Ascolta l’intervista ad Alberto
Di seguito l’appello alla solidarietà diffuso dal Collettivo dei Lavoratori in Lotta del Cantiere Navale di Trapani:
Negli ultimi quattro mesi appena trascorsi, la nostra lotta per il lavoro e la dignità ha attraversato, allo stesso tempo, momenti di grande difficoltà ma anche di grande speranza.
Abbiamo creato un presidio permanente davanti i cancelli del nostro Cantiere navale e poi abbiamo deciso di salire sulla petroliera che abbiamo costruito con le nostre mani e che era stata lasciata all’abbandono da parte dell’azienda. Nel frattempo, ci siamo organizzati in un collettivo per discutere e ragionare tutti insieme, per condividere i momenti belli e quelli più brutti, per dare corpo alle nostre rivendicazioni. Di fronte ai licenziamenti assolutamente ingiustificati da parte dell’azienda, abbiamo opposto le ragioni del buon senso, l’analisi dei fatti, la volontà di raggiungere soluzioni rispettose del nostro diritto al lavoro e alla vita. In questi mesi ci siamo resi conto che, nelle vertenze per il lavoro, non è possibile e non è dignitoso accettare sempre e comunque accordi al ribasso o finte soluzioni proposte da sindacalisti senza scrupoli che si preoccupano solo degli interessi dei più forti. Proprio per questo abbiamo cercato nuove strade per difendere i nostri diritti attraverso il sindacalismo di base e l’autorganizzazione.
Siamo stati, e continuiamo a essere, perfettamente disponibili a confrontarci in tutte le sedi
preposte per trovare soluzioni adatte a salvaguardare non solo il futuro occupazionale nostro e di tutti i lavoratori del Cantiere, ma anche l’esistenza di una realtà produttiva importantissima per tutto il territorio. Con l’occupazione della petroliera “Marettimo M.” abbiamo manifestato la nostra rabbia e la nostra determinazione, e abbiamo chiesto solidarietà a tutta la cittadinanza. Ci sentiamo offesi dalle minacce con le quali l’azienda ci intima ad abbandonare la nave, e respingiamo ogni accusa rispetto al nostro comportamento: noi non siamo vandali, non siamo criminali, e non vogliamo essere trattati come tali. Questa azienda ha fallito i suoi obiettivi solo e soltanto per la sua incapacità e per una colpevole mancanza di volontà. Noi pensiamo che le responsabilità di un fallimento non possono e non devono ricadere sulle spalle dei lavoratori, delle loro famiglie, e dell’intera città. Noi siamo uomini e donne che hanno a cuore il prodotto della loro fatica e rivendicano il diritto al lavoro. La nostra volontà è quella di togliere la ruggine dai macchinari e dalle attrezzature e fare quello che sappiamo fare: lavorare nel cantiere navale di Trapani.
Per questo motivo, ci rendiamo conto che solo diventando padroni di noi stessi potremo uscire da questo vicolo cieco. Costituendoci in Cooperativa possiamo sperare nel futuro. In questi mesi abbiamo visto crescere la solidarietà intorno a noi. Ringraziamo dal profondo del cuore tutti quelli che, sin dall’inizio, ci hanno sostenuti: cittadini, associazioni, movimenti, realtà politiche. Ringraziamo i mezzi d’informazione che, a poco a poco, hanno dato voce alla nostra azione. Adesso chiediamo uno sforzo in più: aiutarci a realizzare il nostro progetto di cooperazione e gestione dal basso del nostro futuro. Qualunque contributo, anche piccolo, può essere fondamentale.
(Collettivo dei Lavoratori in Lotta del Cantiere Navale di Trapani)