Skip to content


02 – Domenica 2 / mercoledì 12 aprile. In piazza contro la violenza dei tribunali

Domenica 2 aprile ore 16  cacerolazo rumoroso contro la violenza dei tribunali da piazza Castello

Mercoledì 12 aprile ore 12 presidio al Palagiustizia

Il 15 febbraio il tribunale di Torino ha assolto Massimo Raccuia dall’accusa di stupro, per la quale il PM aveva chiesto 10 anni.

Massimo Raccuia sino a pochi mesi fa era un dirigente della Croce Rossa, “Laura”, una precaria della CRI.

Il collegio che ha assolto Raccuia ha disposto la trasmissione degli atti alla Procura di Torino, perché proceda per calunnia nei confronti di Laura.

La giudice Minucci ha deciso che Laura non è credibile. Non è credibile perché ha detto solo no. “No, Basta”, cercando di allontanare da se l’uomo che la stava stuprando. Per Diamante Minucci e le altre due giudici del collegio, dire “Basta” non è sufficiente. Bisogna gridare, correre a farsi fare un test di gravidanza, farsi lacerare la carne e suon di botte.
Il discrimine per Minucci è il martirio. Se lo stupratore non lascia il segno, se la donna non grida aiuto, allora è chiaro che ci stava.

Raccuia è un dirigente, Laura una precaria, già vittima delle violenze durante l”infanzia. Una storia che somiglia a tante altre: in Italia una donna su tre ha subito molestie o stupri. I violenti giocano sulla paura, sul ricatto del lavoro, dei figli, sulla giusta reticenza delle donne a rivolgersi ai tribunali, dove le loro vite sono frugate ed indagate, dove la loro libertà è sempre sul banco degli accusati.

“No” vuol dire “no”, “basta” vuol dire “basta”.

Uno stupro è uno stupro. La discriminante è il consenso.

La cultura dello stupro si nutre di sentenze come quella emessa dalla giudice Minucci.