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La memoria che non c’è: lo sterminio di rom e sinti

Porrajmos, significa grande divoramento. È il nome dato allo sterminio di rom e sinti.
Tra il 1939 e il 1945 vennero uccisi oltre 500.000 zingari, vittime del nazionalsocialismo. La storia della deportazione e dello sterminio degli zingari è una storia dimenticata: ancora oggi la documentazione è frammentaria e lacunosa. Eppure la persecuzione degli zingari in epoca nazista è l’unica, oltre a quella ebraica, dettata da motivazioni esclusivamente razziali: proprio come gli ebrei, infatti, gli zingari furono perseguitati e uccisi in quanto «razza inferiore». E anche il regime fascista di Mussolini diede il suo “contributo”.
Nel maggio del 1944 nell’imminenza della liquidazione del “settore zingari” ad Auschwitz , i 4.000 nomadi sopravvissuti resistettero , a mani nude , con coltelli improvvisati , le donne , le madri in prima fila a proteggere i bambini.
Una delle rarissime rivolte in un campo di sterminio , l’unica ad avere successo, perché l’operazione nazista fu interrotta.
Qualche mese dopo un migliaio di nomadi fu trasferito a Buchenwald , eliminato , la capacità di resistenza totalmente indebolita , tutti i rom passati per il camino del forno crematorio n° 5.

Ne abbiamo parlato con Paolo Finzi della rivista A, che ha editato “A forza di essere vento”, un cd con libretto dedicato allo sterminio di rom e sinti.
Ascolta l’intervista a Blackout