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28 giugno. Marcia No Tav da Exilles a Chiomonte

bloccoDomenica 28 giugno, a cinque anni dallo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena, i No Tav tornano sui terreni occupati militarmente dallo Stato per imporre con la forza la nuova linea tra Torino e Lyon.
In questi anni non hanno mai smesso di calcare le strade e i sentieri intorno al cantiere e alle vigne militarizzate.
In questa data simbolica è stata lanciata l’idea di tornare in tanti, senza accettare né divieti, né blocchi, ben decisi a violare i divieti e a forzare i blocchi.
Un’azione simbolica, perché la materialità del cantiere e dell’apparato militare è tale da non consentire fantasie troppo ambiziose, ma importante perché sarà la miglior risposta a chi vorrebbe il movimento sotto scacco, piegato dalla violenza dello Stato, dalle condanne, dalle multe e dal carcere.
Un passaggio da compiere, pur nella consapevolezza che, per inceppare il Tav occorre trovare il punto debole dell’avversario, che, invece, ha nel cantiere, nella sua sostanziale inaccessibilità, nell’isolamento, nella violenza che vi si raggruma un punto di forza.
L’arma più forte del movimento è il movimento stesso, purché si liberi della seduzione maligna della “centralità del cantiere”, mettendo in campo l’unica arma difficile da contrastare, l’imprevedibilità di chi, quasi 10 anni fa, ha saputo rendere ingovernabile un intero territorio.
Non sarà facile ma è l’unica strada che non passi per la delega, per la rinuncia alla propria autonomia, per la rinucia ad una scommessa di libertà che ci impegna in prima persona. Forse si può vincere delegando agli specialisti della poltrona istituzionale, o ad una generosa minoranza agente, che rischia per tutti. Forse. Ma se fosse, sarebbe una vittoria vera? Una vittoria di tutt*, di cui ciascuno sia davvero protagonista.
Non basta vincere, bisogna vincere bene, perché la lotta contro il Tav è ben più della lotta contro un treno, è una lotta di libertà.

Domenica 28 giugno appuntamento alle 10 nel piazzale del forte di Exilles. Occorre esserci tutti, chi in prima fila, chi in seconda, chi un po’ più in là.