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Leghisti, razzisti, fascisti: la punta dell’iceberg

Si moltiplicano le aggressioni verso antifascisti, immigrati, omosessuali, senza casa. Un lento stillicidio. Solo gli episodi più gravi mostrano l’iceberg che mostruosamente si è formato sotto la superficie di una società dimentica della solidarietà, imbarbarita dal ritorno di un ciarpame che credevamo sepolto.
C’è voluta la strage di Firenze per mostrare che nel nostro paese ci sono gruppi dichiaratamente xenofobi, che propagandano la violenza verso i “nati altrove”.
Dicono che l’assassino era un uomo triste, solo, depresso. Il solito matto. Peccato che il “matto” fosse un fascista dichiarato, un antisemita che negava i lager e le camere a gas.
Quando i “matti” vanno al potere è troppo tardi per fermare la barbarie. Una barbarie che è già qui, già oggi. La barbarie leghista, fascista, razzista siede da anni nei banchi del governo.
Una classe politica, diversa per origini, cultura e area di consenso ma compatta nella costruzione del nemico perfetto, del capro espiatorio delle politiche di macelleria sociale che hanno colpito lavoratori, pensionati, studenti, ha scommesso sulla guerra tra poveri perché i padroni vincessero la guerra sociale. L’estendersi del razzismo e della xenofobia allarga una frattura sociale sulla quale si incardina il consenso verso leggi che annullano anche nella forma l’assunto liberale dell’eguaglianza.
I fascisti sguazzano in questo pantano, consolidando la propria presenza attiva, specie in certe zone del paese, ma sarebbe miope non vedere che il male, nella sua terrificante banalità, è ben più profondo.
I fascisti, quelli volgari che pestano ed uccidono come quelli che in parlamento hanno varato le leggi razziali di questo nostro secolo, galleggiano in un lago che cresce ogni giorno nelle periferie dove la crisi ha affondato con forza i suoi denti. Quel lago va asciugato.
Padroni e governo hanno condotto una guerra feroce per piegare e disciplinare le nostre periferie. Libertà e tutele sono andate in fumo. I padroni hanno puntato sulla guerra tra poveri per garantirsi la pace sociale.
La partita che si gioca nel nostro paese è una partita difficile, difficilissima. Non bastano i buoni sentimenti, non basta il richiamo alla solidarietà di classe, non basta l’indignazione di pochi.
Occorre ri-partire dalla materialità dello sfruttamento, dalla precarietà che segna la vita di quelli che per campare devono mettere in vendita braccia ed ingegno. La solidarietà non può essere una parola svuotata di senso dalla retorica di chi la coniuga nel lessico della politica dei palazzi: deve farsi pratica concreta, capace di intaccare nell’agire quotidiano la cancrena razzista che soffoca le nostre periferie.
La scommessa di costruire un futuro diverso da questo presente di incubo si gioca e si vince riallacciando il filo delle lotte sociali, nelle quali la gente, quella nata qua e quella nata altrove, si riconosca parte della stessa razza, la razza di chi lotta per un mondo di libertà e uguaglianza.

Vi proponiamo il resoconto del presidio antifascista che si è tenuto a Torino sabato 14 febbraio e un approfondimento su Lega, razzismo, politiche di esclusione.

Ascolta il resoconto del presidio curato da Anarres Anarres

Ascolta la conversazione con PietroStara, autore de “La Comunità escludente” edizioni Zero in Condotta