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Il CIE nel salotto di Torino

OLYMPUS DIGITAL CAMERASabato 2 marzo
Presidio antirazzista itinerante
per portare il CIE in mezzo alla città.
Appuntamento alle 15 in piazza Castello

“Baldacci ti ricordi di Fatih? Croce Rossa assassina!”
Questo striscione è stato appeso davanti alla villa di Antonio Baldacci, responsabile del CIE di Torino.
Fatih era un immigrato tunisino senza documenti rinchiuso nel CIE di Torino. Nella notte del 23 maggio 2008 stava male. Per tutta la notte i suoi compagni di detenzione chiesero inutilmente aiuto.
La mattina dopo Fatih era morto.
Non venne eseguita nessuna autopsia.
Non sappiamo di cosa sia morto Fatih. Sappiamo però che in una struttura detentiva gestita dalla Croce Rossa nessuno lo ha assistito.
Due giorni dopo il colonnello e medico Baldacci dichiarerà “gli immigrati mentono sempre, mentono su ogni cosa”.
Parole che ricordano quelle degli aguzzini di ogni dove.
Il 2 giugno 2008 un gruppo di antirazzisti si recò a casa Baldacci per un “cacerolazo”. Si batterono le pentole davanti alla sua casa, si distribuirono volantini, si appesero striscioni.
La protesta di persone indignate per una morte senza senso.
Oggi quella protesta è entrata nel fascicolo del processo contro 67 antirazzisti, che lottarono e lottano contro le deportazioni, la schiavitù del lavoro migrante, la militarizzazione delle strade.
I 67 attivisti coinvolti nel processone sono accusati di fare volantini, manifesti, di lanciare slogan, di dare solidarietà ai reclusi nei CIE, di contrastare la politica securitaria del governo e dell’amministrazione comunale.
L’impianto accusatorio della procura si basa su banali iniziative di contestazione.
L’occupazione simbolica dell’atrio del Museo egizio – 29 giugno 2008 – per ricordare l’operaio egiziano ucciso dal padrone per avergli chiesto il pagamento del salario; la contestazione – 17 luglio 2008 – dell’assessore all’integrazione degli immigrati Curti, dopo lo sgombero della casa occupata da rom in via Pisa; la giornata – 11 luglio 2008 – contro la proposta di prendere le impronte ai bambini rom di fronte alla sede leghista di largo Saluzzo; la protesta – 20 marzo 2009 – alla lavanderia “La nuova”, che lava i panni al CIE di corso Brunelleschi… ma l’elenco è molto più lungo. Decine iniziative messe insieme per costruire un apparato accusatorio capace di portare in galera un po’ di antirazzisti.
Nel CIE di Torino la scorsa settimana la polizia ha pestato, gasato gli immigrati in rivolta dopo un fallito tentativo di fuga. Sei sono stati arrestati. Il giorno dopo un’altra sezione è stata data alle fiamme. Giovedì un immigrato è riuscito a evitare la deportazione salendo sul tetto.
Nei CIE le lotte, le fughe, la gente che si taglia per sfuggire all’espulsione sono pane quotidiano, come quotidiana è la resistenza di chi crede che, nell’Italia dei CIE, delle deportazioni, dei morti in mare, ribellarsi sia un’urgenza che ci riguarda tutti.
Per questa ragione non accetteremo che le lotte di quegli anni vengano rinchiuse in un aula di tribunale: porteremo le nostre ragioni nelle strade di questa città, porteremo il CIE nel salotto di Torino.
Antirazzisti contro la repressione
Ti ricordi di Fatih?

Posted in immigrazione, Inform/Azioni, repressione/solidarietà, torino.

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Continuing the Discussion

  1. Fatih. Gli Antirazzisti non dimenticano | O capitano! Mio capitano!... linked to this post on 28 Maggio 2013

    […] in mare, precipitati da un ponteggio, annegati in una fogna.Abbiamo portato questa storia nel salotto di Torino e per le strade della movida di San Salvario, oggi siamo tra i banchetti di chi campa la vita […]