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Grecia. Tra rivolta sociale e fascismo

Tre scioperi generali in meno di un mese sono il sintomo di un disagio sociale profondo, che gli ulteriori tagli di 11,5 miliardi pretesi dalla Trojka (FMI, BCE, UE) in cambio di un ulteriore prestito di 32 miliardi, non potranno che approfondire.
Questi scioperi, ultimo è stato il 18 ottobre, nonostante la paralisi pressoché assoluta di buona parte delle attività produttive e dei servizi, non sono riusciti a fermare il governo guidato dal conservatore Antonis Samaras, che continua in una linea di rigore che ha messo in ginocchio buona parte della popolazione greca. La disoccupazione giovanile arriva al 60%, i salari e le pensioni non coprono le spese essenziali, negli ospedali c’é carenza di medicine.
Diversamente dallo sciopero del 26 settembre non ci sono stati arresti preventivi tra le assemblee di quartiere: la forte reazione a questa forma di repressione anticipata ha evidentemente dissuaso la polizia dal proseguire su questa strada.
Tanta parte delle reti di solidarietà che in qualche modo arginavano il dilagare della povertà stanno saltando, mentre la disaffezione alla partecipazione diretta è in aumento. Gli scioperi delle ultime tre settimane non sono stati totali come in passato, i disoccupati non hanno partecipato alla manifestazione del 18 ottobre, che al termine dei consueti scontri finali ha un bilancio di un morto per infarto, tre feriti gravi per le botte.
In questo contesto si allarga il consenso sociale della destra neonazista che, secondo alcuni sondaggi, in caso di voto vedrebbe raddoppiato il pur considerevole bottino racimolato all’ultima consultazione, collocandosi al terzo posto dopo Syriza e Nea Democratia.

La politica dei nazisti è molto semplice e molto efficace: coniugare la violenza contro stranieri ed immigrati con la costruzione di reti di solidarietà finanziate dalla chiesa ortodossa e da alcuni imprenditori amici.
Anarres ne ha parlato con Simone Ruini, della commissione relazioni internazionali della FAI, che mantiene un contatto costante con i compagni greci del gruppo dei Comunisti Libertari di Atene, che stanno sviluppando una interessante riflessione sulla necessità di coniugare un forte conflitto sociale e una pratica di contrasto diretto delle presenza neonazista con la nascita di reti solidali tra città e campagna.

Ascolta l’intervista a radio blackout

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Posted in antifascismo, Inform/Azioni, internazionale, lavoro, repressione/solidarietà.

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