Lunedì 1° aprile. In questo aprile che sa di novembre l’appuntamento è alle reti del cantiere militarizzato di Clarea.
Si parte alla spicciolata, chi da Giaglione per la strada delle Gorge, chi da Chiomonte, attraverso il sentiero No Tav.
All’esterno del perimetro delimitato da reti, jersey e muri sormontati da filo a lamelle stanno costruendo una strada nuova, che colleghi direttamente il cantiere con strada dell’Avanà dove questa fa una curva a gomito. Quanto l’avranno completata potranno tenere più facilmente sotto controllo la recinzione per un lungo tratto. Per la stessa ragione hanno disboscato ampiamente quel versante della montagna, che pure si trova dal lato opposto all’area dove stanno perforando.
Una strada militare.
Man mano che i No Tav arrivano si piazzano lungo l’intero perimetro: chi alla baracca,chi più in alto, nella zona delle vasche, dove oggi si inaugura il campo della memoria.
Dopo il merendin parla Carlo. Nella sue parole il senso di quel campo. Indica i muretti a secco, pietre su pietre, piazzate a mano, generazione dopo generazione per proteggere la montagna da una frana. Una grande opera utile. Di fronte lo scempio fatto per una minuscola parte di un’opera inutile. In questo campo, sistemato e ripulito da volontari No Tav, si ricorderanno i tanti di noi che hanno condiviso il nostro cammino per un lungo tratto e ci hanno lasciati.
Intervengono poi alcuni del gruppo che è andato alla manifestazione No Muos di Niscemi: ci raccontano della lotta di là, dei radar, della sughereta distrutta, della lotta della gente che ha deciso di mettersi in mezzo contro il Muos e contro tutte le antenne. Ci raccontano della solidarietà tra popoli in lotta, dell’Italia che si unisce nella resistenza.
Si parla dei prossimi mesi, della lotta che deve continuare, giorno dopo giorno, nel contrasto alle truppe di occupazione.
A fine assemblea si decide una visita alla nuova strada. Dopo un po’ di battiture e fischi alle reti, chi ce la fa si arrampica alla strada e poi la risale sino ai blindati che aspettano i compagni all’incrocio con via dell’Avanà.
Si torna alla spicciolata.
Martedì 2 aprile. Nel tardo pomeriggio un gruppo di No Tav si materializza nell’area pic nic limitrofa al piazzale della Maddalena. Merenda nel prato prima del ritorno per il sentiero No Tav.
Si seguito il report di una dei partecipanti:“Ancora a sorpresa questa sera una ventina di no tav si sono incamminati sul sentiero che dalla centrale elettrica di Chiomonte passa per le vigne attigue a Via dell’Avanà. Le idee sul da farsi erano diverse ma i numeri non ancora sufficienti per poter occupare la via all’altezza del B&B. Ad ogni modo dopo qualche minuto di battitura sul mancorrente del ponticello che scavalca i tubi dell’acquedotto della Ramats per svegliare le poche truppe presenti in centrale, il gruppo continua la sua passeggiata per le vigne giungendo nell’area archeologica dopo una mezz’oretta. La sotto corse di carabinieri verso i mezzi e sbirraglia varia con il naso all’insù a contare quanti siamo.
A guardia del B&B invece, solo due militari in solitudine accanto al loro lince. Vola qualche battuta per deriderli un po’ e tutto sommato per far loro qualche minuto di compagnia. Procediamo verso l’area archeologica dove facciamo nostro l’unico tavolo da pic nic rimasto libero dalle recinzioni. Da uno zaino escono pane, salame e toma mentre il solito digos inizia a filmare attorniato da alcuni cacciatori. Si mangia e si chiacchera allegramente. Al gruppo si aggiungono un po’ di persone arrivate poco più tardi sempre dalle vigne e da li a poco si decide di scendere in Clarea, giusto per movimentare un pochino la serata ai “playmobil” e dal momento che abbiamo saputo che la targa del “campo della memoria” posata ieri è stata rimossa, forse nella notte. Arriviamo contemporaneamente al cambio turno. I carabinieri lasciano il posto alla polizia di stato, parecchia stasera. Arrivano sei blindo carichi di uomini che si aggiungono all’esercito già presente. Sostiamo davanti al pilone per un po’ poi decidiamo di scendere alla Baita Clarea. Il movimento delle truppe si intensifica mentre di operai neanche l’ombra. I mezzi del cantiere sono tutti fermi, le maestranze ci chiediamo se siano in freezer ibernate da qualche parte, pronte da far uscire al momento giusto come già accaduto in altre occasione per dimostrare ai no tav che i lavori vanno avanti. Verso le 19,30 decidiamo di rientrare. Arrivano finalmente tre operai che iniziano a farci gestacci e a gridarci frasi incomprensibili a cui rispondiamo a dovere. Non si capisce bene cosa stiano facendo li a quell’ora. Sono tre omini arancioni in mezzo ad un deserto di cemento dove tutto è sempre più irreale e con quel non so chè di cinematografico…. Le truppe si spostano insieme a noi. All’area archeologica ci aspettano 3 blindo della polizia, l’esercito e l’immancabile digos. All’altezza del B&B ci sono altri 3 blindo, un defender della polizia e di nuovo l’esercito. In centrale i carabinieri che vanno avanti indietro. Insomma, vanno in affanno ogni volta che ci vedono ed anche questa volta siamo riusciti a disturbare il loro “dolce far niente” per intere giornate a difesa di un fortino che fa sempre più acqua da molte parti. Al rientro scopriamo da chi dei nostri era rimasto a “guardia” delle auto che i pochi operai che hanno tentato di uscire dal varco 1 della centrale sono stati rimandati indietro dalla polizia stessa che evidentemente non si fida ad aprire il cancello. Senza volerlo, o per lo meno senza aver fatto troppo pressione, siamo riusciti a bloccare anche le uscite dal cantiere. Peccato che alla sera, non sia obbligati a pagare l’autostrada come al mattino…