Mercoledì 17 aprile ore 17,30
Presidio di fronte al negozio Scotland di via Roma 38 a Torino dove si vendono le camice di Zegna a 155 euro l’una
155 euro. Questo il prezzo di una sola camicia della pregiata ditta Ermenegildo Zegna. Un tempo specializzata in tessuti di pregio, da qualche tempo la Zegna ha esteso la sua attività alla sartoria di lusso per uomo.
Abiti, cinture, accessori, cravatte, camicie.
Non tutti sanno che le camicie le produce la ISMACO – società controllata dalla Zegna in Turchia. Un lavoratore guadagna intorno a 150 euro al mese, con ritmi forsennati e orari infiniti.
Alla ISMACO, che si trova a Tuzla, un sobborgo di Istanbul, i lavoratori hanno provato a costituire un sindacato e hanno avanzato richieste di aumenti salariali e miglioramenti delle condizioni di lavoro.
Francesco Lasorte, general manager per la Zegna in Turchia, ha risposto licenziando i lavoratori più attivi. La Zegna è venuta in Turchia per avere lavoratori sottomessi e non sindacalizzati e non intende certo tollerare che la situazione cambi.
La risposta dei lavoratori non si è fatta attendere: la loro lotta va avanti da ormai 4 mesi. Lo scorso 14 marzo, in occasione di una visita di Lasorte nello stabilimento, hanno deciso di contestarlo. Al loro fianco gli anarchici di Azione Anarchica Rivoluzionaria (Devrimci Anarşist Faaliyet), che hanno esposto uno striscione scritto in italiano perché il padrone potesse leggerlo bene. “Sfruttamento. Padroni ladri!”.
La Ermenegildo Zegna, come tante altre ditte italiane, porta la produzione in paesi dove le tutele per i lavoratori sono quasi inesistenti, dove il lavoro costa poco e lo sfruttamento può essere massimo.
Qui in Italia ricattano i lavoratori, minacciando di chiudere e spostare la produzione all’estero se non piegano la testa, accettando di peggiorare ulteriormente la propria condizione.
I lavoratori turchi che stanno lottando contro la Zegna, lottano anche per i quelli italiani, perché se riusciranno a strappare condizioni di lavoro e salari migliori in Turchia, questo indebolirà le minacce dei padroni anche in Italia. La pressione su chi per vivere deve vendere le proprie capacità ad un padrone, diminuirà, aprendo nuove prospettive.Lo sfruttamento non ha frontiere, i padroni vanno dove possono spremere di più chi lavora.
Anche la solidarietà tra gli sfruttati contro i loro sfruttatori oltrepassa le frontiere.
Ci raccontano che il capitalismo ha costruito il migliore dei mondi possibili.
Un mondo in cui la stragrande maggioranza degli abitanti del pianeta vive con meno di uno/due dollari al giorno. Un mondo dove risorse indispensabili alla vita come l’acqua e la terra sono in mano a pochi, che possono affamare ed assetare gli altri. Un mondo la cui sola logica è quella del profitto, del guadagno ad ogni costo, dove la vita umana è una merce a basso costo.
In questo mondo i cento uomini più ricchi controllano il 90% di quello che c’é. In questi anni la crisi ci ha morso la vita, mentre quei cento ricchi si sono fatti più ricchi.
La proprietà privata di fabbriche, ospedali, terra, acqua, strade è un furto ai danni di ciascuno di noi. Mandiamoli via. Dove i lavoratori hanno preso in mano il loro destino, occupando e autogestendo fabbriche ed ospedali, tutto funziona. Senza padroni e senza sfruttamento. Mandiamoli via! Possiamo fare a meno di loro!
Solidarietà con i lavoratori turchi della Zegna. Per un mondo dove tutti possano indossare belle camicie senza spendere in un minuto lo stipendio di chi le ha cucite.
(volantino distribuito a Torino in occasione delle iniziative di solidarietà con i lavoratori turchi della Zegna)