Martedì 16 aprile. 4 solerti poliziotti sono andati a dare la sveglia ad Andrea di Vaie e attivista del locale comitato No Tav. Perquisizione in casa e in macchina, sequestro di telefono, agende, computer e notifica di obbligo di firma giornaliero alla stazione dei cc di Borgone.
Cinque mesi prima – era il 16 novembre – Andrea era stato fermato durante un blocco ai cancelli di Chiomonte e aveva trascorso l’intera giornata in stato di fermo.
I fatti?
Quel giorno c’è stato un vivace alterco tra un poliziotto in borghese che faceva foto e alcuni No Tav che presidiavano via dell’Avanà. Andrea si trova davanti al cancello della centrale, mentre la discussione era sulla strada a parecchi metri di distanza.
Non importa. Le forze dell’ordine, infastidite dall’episodio, decidono di prendere i primi due che trovano. nelle mani della polizia, oltre ad Andrea, finisce anche Claudio.
Le indagini vengono chiuse cinque mesi dopo: il PM richiede l’arresto per Andrea per “rapina aggravata”.
Il fatto curioso è che persino l’ordinanza del tribunale di Torino consegnata ad Andrea racconta un’altra storia: “La natura della sua partecipazione è, però da individuare in termini di mera assistenza all’altrui condotta… ” il poliziotto in questione dichiara:
“Non hanno proferito alcuna parola o minaccia né attuato nessun comportamento violento nei miei confronti. Si sono limitati a rimanere sul posto e ad assistere all’accaduto”
Il fatto curioso è che persino l’ordinanza del tribunale di Torino consegnata ad Andrea racconta un’altra storia: “La natura della sua partecipazione è, però da individuare in termini di mera assistenza all’altrui condotta… ” il poliziotto in questione dichiara:
“Non hanno proferito alcuna parola o minaccia né attuato nessun comportamento violento nei miei confronti. Si sono limitati a rimanere sul posto e ad assistere all’accaduto”
Poi c’è l’operaio che tentava di entrare al cantiere che nega che Andrea e Claudio avessero un comportamento minaccioso.
Andrea, secondo le carte del PM, non ha fatto nulla. Nonostante ciò il PM ministero chiede l’arresto, il giudice rigetta la richiesta ma impone comunque l’obbligo di firma.
Una storia di ordinaria repressione ai tempi del Tav.
Ascolta la testimonianza di Andrea per l’informazione di radio Blackout
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