Dominique Venner, intellettuale di spicco nel panorama della nuova destra francese, ha scelto un’uscita di scena di grande effetto. A Notre-Dame de Paris si è infilato in bocca una pistola e si è bruciato il cervello e la vita.
Venner, volontario nella guerra di Algeria e membro della famigerata OAS, era un fascista a tutto tondo, razzista, tradizionalista, omofobo.
Sul suo blog le ragioni di un gesto volutamente spettacolare per aggredire le radici culturali della legge che consente alle coppie omosessuali di sposarsi. Scrive Venner “che occorre una “riforma intellettuale morale”, perché non basta opporsi alle nozze gay, ma serve ricordare che “l’essenza dell’uomo è nella sua esistenza e non in un ‘altro mondo’. E’ qui e ora che si gioca il nostro destino fino all’ultimo secondo. E questo ultimo secondo ha importanza quanto tutto il resto della vita. (…) E’ decidendo noi stessi, volendo veramente il nostro destino, che si è vincitori del nulla”. Un fascista laico, che pratica il proprio sogno di onnipotenza, abbracciando con violenza il proprio “destino”, nel corto circuito della libertà che si afferma negandosi.
Una sorta di monito ad essere se stessi.
In quest’epoca dai gusti forti ed annoiati la scena è più importante del gesto. Peccato che oggi Notre-Dame sia più un supermerket che un tempio. La notizia dura lo spazio di un mattino.
Abbiamo colto l’occasione per una riflessione sull’omofobia “laica”, che Venner rivendica nel richiamo alla costruzione di se dell’esser-ci dell’Heidegger di “Sein und Zeit” , per una riflessione più ampia sulle radici di un odio identitario, che paradossalmente rivendica nella libertà la propria radice. In qualche modo speculare nella rivendicazione di certa destra gay dell’identità occidentale come percorso di autonomia individuale.
Ne abbiamo parlato con Maurizio del circolo GLBTQ “Maurice”, che ha esordito sostenendo che “l’omofobia fa male soprattutto e chi ne soffre”.
Ascolta il suo intervento