Lo scorso 8 gennaio l’Italia è stata condannata dalla Corte Europea per i Diritti Umani per i trattamenti inumani e degradanti inflitti ad alcuni detenuti rinchiusi nelle carceri di Busto Arsizio e Piacenza. Questi prigionieri erano stati obbligati a condividere con altri carcerati una cella di 9 metri quadrati, senza acqua calda e priva di una decente illuminazione.
La cifra di 14.000 euro è il prezzo stabilito dalla corte per le torture subite dei detenuti.
Ma non solo. I giudici hanno stabilito l’obbligo per l’Italia di porre rimedio al sofraffollamento carcerario entro un anno. Il governo italiano, già numerose volte nel mirino della corte, ha immediatamente fatto ricorso. Il ricorso è stato respinto lo scorso 27 maggio.
Questa decisione apre la possibiolità che tanti altri detenuti facciano ricorso, oltre obbligare l’Italia a porre fine alle terribili condizioni di vita nelle carceri del Bel Paese.
Nei giorni immediatamente successivi alla respingimento del ricorso parlamentari di quasi tutti gli schieramenti, nonché lo stesso ministro della giustizia Cancellieri hanno fatto dichiarazioni altisonanti. Dichiarazioni che stridono palesemente con il silenzio e l’immobilità di tutte le forze politiche istituzionali di fronte ad una situazione che dura ormai da anni.
Una situazione che solo un’immediata amnistia potrebbe sanare, una situazione che solo una radicale riforma del sistema penale potrebbe modificare, cancellando leggi come la Fini-Giovanardi sulle droghe, la Bossi-Fini sull’immigrazione, la Cirielli sulla recidiva, oltre a quelle che riguardano reati contro il patrimonio, puniti spesso in modo più grave di quelli contro la persona.
Anarres ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato milanese, da sempre in prima fila nella difesa di compagni, poveri, immigrati.
Eugenio, reduce dall’udienza odierna al processo ai No Tav accusati di resistenza allo sgombero della Libera Repubblica della Maddalena e per la giornata di lotta del 3 luglio 2011, ci ha aggiornato sul processo, dove i giudici hanno respinto la richiesta di costituzione di parte civile della presidenza del consiglio dei ministri, accettando invece quella di numerosi altri ministeri (interni, difesa, commercio…) oltre a vari sindacati di polizia.
Il suo intervento, basato sulla convinzione che il carcere dovrebbe essere semplicemente abolito, era molto pessimista sulla reale possibilità che l’attuale governo metta mano ad un provvedimento di amnistia, nè, tantomeno, che crei le condizioni per una riduzione strutturale della popolazione chiusa nelle gabbie della democrazia.
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