Si è svolta ieri l’udienza di convalida degli arresti dei sette attivisti No Tav fermati nella notte del 19 luglio durante una manifestazione di lotta al cantiere di Chiomonte. L’unico fatto positivo è la decisione di applicare la misura cautelare ai domiciliari per sei No Tav e l’imposizione dell’obbligo di firma quotidiano per il più giovane.
La Procura, nelle persone dei PM Rinaudo e Padalino, gli stessi che, fuori da ogni norma e consuetudine, si trovavano all’interno del cantiere la notte degli arresti e delle violente cariche della polizia, aveva chiesto il carcere per tutti.
Per il resto il GIP ha accolto in pieno la tesi dell’accusa che il mero possesso di limoni, malox, maschere antigas dimostrerrebbe la volontà di tutti i partecipanti alla manifestazione di voler attaccare le forze dell’ordine. Il ritrovamento di bastoni, cesoie e due bottiglie molotov completerebbe il quadro. In questo modo non solo si formulano accuse gravi come la resistenza e la violenza a pubblico ufficiale, ma anche quella di possesso di armi da guerra. Grazie all’uso abnorme ma ormai abituale del concorso morale, diviene automatico che ciascuno sia responsabile di tutto quello che accade.
Nei fatti quella che si combatte in Val Susa è una vera guerra con impiego massiccio di gas velenosi, pestaggi, torture e molestie sessuali. Chi la conduce possiede legalmente armi da guerra: pistole, manganelli, fucili per sparare i gas, oltre ad essere dotato delle migliori difese come scudi, caschi, maschere antigas.
Gli avvocati del legal team No Tav decideranno nei prossimi giorni se presentare istanza di riesame, ma è probabile che i sette attivisti mantengano le restrizioni loro imposte sin dopo la pausa agostana.
L’info di radio Blackout ne ha parlato con Eugenio Losco, avvocato del Team No Tav, difensore di uno degli arrestati, che ha annunciato la decisione del ragazzo di 17 anni ferocemente pestato nella notte del 19 luglio di sporgere denuncia contro i propri aguzzini.
Le ultime parole sentite dal giovanissimo attivista prima di svenire sono state “smettiamola altrimenti lo ammazziamo”. Dai referti emerge che gli hanno spezzato la mandibola e il naso, che ha il segno di uno scarpone sullo sterno e numerose altre ferite ed escoriazioni.
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Nonostante la repressione, nonostante il persistente tentativo di dividere i buoni dai cattivi, la risposta del movimento contro la Torino Lyon non si è fatta attendere.
Circa duemila No Tav, in maggioranza valligiani, hanno preso parte alla fiaccolata che si è snodata ieri sera per le strade di Susa. Il corteo era aperto dalle donne solidali con Marta, la No Tav pisana ferita e molestata sessualmente da alcuni poliziotti dei reparti antisommossa durante la serata di lotta al cantiere di Chiomonte. I No Tav hanno sostato lungamente di fronte all’hotel Napoleon, che ospita carabinieri di stanza alla Maddalena, invitandoli ad andare via. Passando per le vie del centro si è fermato sia davanti ad una pizzeria che ha stipulato un contratto con gli occupanti, sia di fronte al comune, schierato con la Lobby del Tav. La manifestazione si è conclusa di fronte alla villetta del sindaco Gemma Amprino, che, come d’abitudine, non si è fatta vedere.
Sabato 27 ci sarà la marcia popolare No Tav in Clarea. L’appuntamento è per le 14 al campo Sportivo di Giaglione, da dove si raggiungerà Chiomonte.