Negli ultimi due mesi si sono moltiplicate le lotte della classe media brasiliana. Il Brasile sta cambiando: la crescita economica che in termini di Pil significa un più 2,6% per quest’anno, l’estendersi della produzione industriale, l’aprirsi di un mercato interno più vasto, ha dato slancio al protagonismo di categorie come gli insegnanti e i bancari che ambiscono a consolidare una più solida posizione di classe.
D’altro canto poco o nulla è cambiato per le classi più povere, quelle che crescono e fanno crescere le favelas, quelle dei contadini senza terra, dei braccianti e degli operai. L’incapacità – o non volontà – dei governi di sinistra da Lula e Rousseff di attuare una riforma agraria ha mantenuto intatti i privilegi dei latifondisti verde e oro.
Rispetto alle grandi lotte trasversali che avevano scosso il paese in giugno, gli scioperi, pur durissimi, dei lavoratori della scuola e delle banche non coinvolgono i settori più poveri della società.
I media puntano a dividere i buoni dai cattivi, i pacifici insegnanti dagli anarchici, subito etichettati come Black Bloc, una sigla buona per ogni latitudine, comprese quelle dove questa tattica non ha mai attecchito, sebbene la radicalità delle piazze sia molto forte.
In questo contesto si moltiplicano le operazioni di “pulizia” territoriale in vista della coppa del mondo di calcio: sgomberi di baraccopoli, operazioni di polizia contro gli oppositori politici, nuove leggi antiterrorismo.
Nelle ultime settimane si sono moltiplicate le perquisizioni, gli arresti e le violenze della polizia, che ha fatto più volte irruzione nelle sedi anarchiche di Rio e altre città brasiliane.
Le nuove leggi contro il terrorismo mirano a colpire i movimenti urbani degli occupanti di case e quelli dei contadini senza terra.
L’info di radio Blackout ha intervistato Simone, un compagno che conosce bene il Brasile.
Nuovo Brasile, antiche esclusioni
Posted in Inform/Azioni, internazionale.
– 9 Ottobre 2013