“Ad altezza d’uomo, sparate ad altezza d’uomo”. E’ una voce fuori campo che grida ai poliziotti dell’antisommossa di sparare i candelotti lacrimogeni, mirando al corpo degli uomini in rivolta nella campagna di Mineo.
La tensione che stava crescendo da mesi nel Centro di accoglienza per rifugiati e richiedenti asilo in provincia di Mineo è esplosa ieri. La nona rivolta in meno di due anni, la più dura.
Circa mille rifugiati e richiedenti asilo, parcheggiati da mesi ed anni nella struttura, stanchi delle infinite attese imposte dalla burocrazia italiana, si sono riversati in strada bloccando tutte le strade intorno all’ex recidence Aranci, una struttura isolata nella campagna siciliana.
Nonostante la polizia, chiamando rinforzi dall’intera provincia, abbia colpito con estrema durezza, caricando più volte con violenza, la sommossa è durata per l’intera giornata.
Bloccata per ore la Catania-Gela, una statale con il traffico di un’autostrada, chiusa anche la provinciale che porta al centro città, la cittadina di Mineo è di fatto rimasta isolata.
Il CARA di Mineo è una potenziale polveriera sin dalla primavera del 2011, quando, in seguito alla cosidetta “emergenza nordafrica”, il governo, per far fronte ai nuovi arrivati, decise di concentrarvi tutti o, quasi, i richiedenti asilo ospitati nei CARA della penisola.
La struttura, costruita dalla Pizzarotti di Parma per i militari statunitensi di stanza a Sigonella, era vuota da molti mesi dopo che gli americani avevano optato per sistemazioni meno isolate e più vicine alla base. Il governo fece un regalo a Pizzarotti riconvertendo la struttura a CARA. Oggi Pizzarotti riceve sei milioni di euro l’anno per l’affitto dell’ex recidence.
Il CARA è un buon affare anche per le cooperative amiche dei politici locali: i pasti sono gestiti dalla coop. Sisifo, vicina al PD e dalla Solcalatino, di area PDL, come il sindaco di Mineo.
Oggi, nello spazio dove potrebbero stare 2000 persone ce ne sono 4000. I tempi di esame delle domande di asilo, già lunghissime, hanno avuto una dilatazione enorme, perché le strutture siciliane non ce la fanno a sbrigare pratiche che prima venivano esaminate in tutta la penisola.
La commissione territoriale competente, quella di Siracusa, deve far fronte al doppio delle richieste, con metà degli organici.
Ieri in mille hanno deciso che la misura era colma. Hanno spaccato i lucchetti, abbattuto le recinzioni e si sono riversati nelle campagne e poi nelle strade.
In serata la rivolta è rientrata. Un richiedente asilo è stato arrestato.
Ascolta la diretta realizzata dall’info di radio Blackout con Alfonso Di Stefano della rete antirazzista.