Ieri le autorità italiane hanno celebrato il decimo anniversario della strage di Nassiriya. Non lontana da Bassora, nel sud dell’Iraq, abitato prevalentemente da popolazioni shite, Nassiriya era la base del contingente italiano. Le truppe tricolori parteciparono attivamente all’occupazione militare dell’Iraq, dopo aver fornito appoggio logistico alla conquista statunitense del paese in quella che venne chiamata la seconda guerra del Golfo.
Il 12 novembre del 2003 un camion carico di esplosivo esplose dopo essere riuscito a penetrare nella base italiana nella città. Morirono 19 tra carabinieri e soldati, 7 civili italiani e 10 iracheni.
In Italia piazze e lapidi ricordano i martiri di Nassiriya. Eroi buoni, in missione di pace in Iraq.
Questa immagine caramellata resiste negli anni nonostante la storia dei militari tricolori tra il Tigri e l’Eufrate sia molto diversa.
Una storia di guerra. Una guerra come le altre: sporca, sanguinaria, senza esclusione di colpi. Ma, come scriveva nel 1917 il senatore statunitense Hiram Johnson, “la verità è la prima vittima di guerra”.
Cosa sapete della “battaglia dei Lagunari” della notte del 5 di agosto 2004?
Secondo la versione ufficiale i militari italiani, posti a presidiare i ponti della città, erano stati attaccati da un commando di miliziani dell’Esercito del Mahdi, scesi improvvisamente da un furgone privo di insegne o di dispositivi luminosi. Loro si erano limitati a seguire le procedure e a rispondere al fuoco, facendo esplodere l’autoveicolo nemico.
Diversa è la versione fornita dal giornalista statunitense Micah Garen che, successivamente, venne sequestrato dalle truppe di Moqtada al Sadr ma poi liberato.
Il veicolo fatto saltare in aria era un’ambulanza. A bordo c’erano una partoriente con la madre, la sorella e il marito. Nessuno di loro sparò ai militari italiani, che invece aprirono il fuoco, uccidendo tutti.
In un primo tempo il governo e i militari italiani negarono persino che vi fosse stata una “battaglia dei ponti”. Ammetterlo avrebbe significato strappare la foglia di fico, che copriva la vergogna dell’avventura bellica italiana in Iraq.
In realtà i soldati italiani attaccarono i tre ponti sull’Eufrate che collegano il nord e il sud di Nassiriya, ingaggiando un durissimo scontro con le truppe del Mahdi.
Anni dopo Wikileaks pubblicò alcuni documenti, tra cui un’indagine della procura militare di Roma e un rapporto riservato scritto tre giorni dopo i fatti dal colonnello dei lagunari Emilio Motolese. Entrambi confermano che a cadere sotto i colpi dei Lagunari furono una donna che stava per partorire e i suoi familiari.
La nostra memoria è per quella donna, per i suoi cari, per il bambino che sarebbe dovuto nascere in quella notte di guerra.
Di quella vicenda, della situazione odierna in un paese dove la guerra non è mai finita l’info di Blackout ha parlato con Stefano Capello.
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