Il governo Letta è stato molto generoso con le forze armate italiane. La falce che ha tagliato stipendi e servizi, non si è abbattuta sull’apparato militare italiano. Anzi!
La sola marina militare ha fatto un incasso miliardario per l’ammodernamento della flotta: il ministro Mauro ha portato a casa un bel malloppo per la guerra, per chi la fa e per chi produce le armi.
Le avventure belliche italiane debbono essere sostenute da un forte apparato propagandistico, perchè nel nostro paese l’avversione alla guerra è ancora molto forte.
Quale migliore occasione del centenario della prima guerra mondiale per lanciare una nuova tappa del piano di rieducazione patriottica cominciato con le celebrazioni dei centocinquant’anni dell’unità di Italia?
Per la celebrazione del centenario della Grande Guerra il governo Letta ha stanziato 8 milioni di euro per l’anno 2014 e 5 milioni di per ogni anno dal 2015 al 2018. Inoltre “per promuovere la conoscenza” del conflitto tra i giovani è prevista la spesa di 1,5 milioni dal 2014 al 2016.
In tutto 32,5 milioni di euro dedicati alla propaganda tricolore: quasi 4 volte il contributo assegnato alla minoranza slovena friulana per la salvaguardia della lingua e del territorio;
50% in più dei 20 milioni stanziati per l’emergenza alluvione in Sardegna…
Anarres ne ha parlato con Claudio Venza, storico, anarchico ed antimilitarista triestino, che vive su quella frontiera per la quale venne versato tanto sangue cent’anni fa.
Claudio ha ricostruito le tappe e gli interessi della guerra di conquista italiana verso est, una guerra costata seicentomila morti, decenni di occupazione militare e repressione alle popolazioni di lingua slovena e croata annesse al regno d’Italia.
E’ stata altresì una buona occasione per cominciare ad analizzare la rinascita del patriottismo italiano, sino a pochi anni fa relegato tra i nostalgici fascisti, ora collante trasversale che attraversa una sinistra che a lungo ha conservato una certa, sia pur debole, nuance internazionalista.
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