Vivere in una favela in Brasile, specie a Rio De Janeiro, non è mai stata una villeggiatura delle più ambite. La coppa del mondo calcio nel giugno 2014 ed i giochi olimpici del 2016 hanno reso ancora più dura la vita dei poveri.
Tra sgomberi delle baraccopoli più vicine ai nuovi stadi, dove gli operai muoiono, e le nuove strutture crollano come castelli di sabbia, sono il segno di un’operazione di pulizia che non potrà che incrudirsi nei prossimi mesi.
L’ultimo morto ammazzato è un uomo di 81 anni colpito da un proiettile esploso dalle forze di polizia. L’uomo, José Joaquim de Santana, è stato ucciso mentre osservava dal balcone di casa sua una manifestazione degli abitanti di una delle tante periferie di Rio, che avevano bloccato la strada per protestare contro l’arresto di un ragazzino di 13 anni.
Dopo il suo assassinio i blocchi e le cariche sono andati avanti tutta la notte.
Le sommosse dello scorso giugno sono state il detonatore per una nuova stretta repressiva. Sebbene il governo abbia ceduto ad alcune richieste, revocando l’aumento del prezzo del biglietto dei trasporti urbani, dall’altro sono state messe in cantiere nuove misure repressive.
Non pago delle prodezze della propria polizia militare, il governo brasiliano ha stretto un accordo con la Francia per migliorarne l’addestramento antisommossa in vista delle due grandi kermesse sportive nelle quali il grande paese sudamericano gioca una partita di immagine che non vuole perdere. Costi quel che costi.
La CRS – Compagnia di sicurezza repubblicana – è andata ad addestrare agenti di polizia del Batalhão de Choque – BPCHq della Polizia Militare di Rio de Janeiro. Lo scopo esplicito dell’operazione è “insegnare come reagire durante le sommosse, le manifestazioni conflittuali e come controllare gruppi violenti in vista di eventi che possono aver luogo durante la World Football Cup e le Olimpiadi del 2016”.
La Francia non è nuova a queste operazioni. Durante la “Operazione Condor “, la controrivoluzione preventiva che favorì la nascita delle dittature in Sudamerica negli anni ‘70, polizia francese portò in dote la “competenza” maturata durante la guerra per l’Algeria. Le tecniche insegnate – torture, tecniche di contro-guerriglia, controllo di vicinato – sono all’origine delle attività degli “squadroni della morte”. Migliaia di oppositori politici vennero uccisi o scomparvero.
In questi mesi, in Brasile, sono aumentate gli arresti e le sparizioni di oppositori politici. Scompaiono circa 15 persone al giorno per ragioni diverse, ma parecchie riconducibili ad operazioni di polizia coperte, per togliere di mezzo senza troppi problemi compagni e gente che resiste. Occorre rilevare che la lotta contro la repressione è comunque molto forte dopo gli arresti di giugno.
Sebbene il movimento sia riuscito a strappare qualche concessione – cancellazione della legge anti gay, eliminazione degli aumenti dei biglietti del trasporto pubblico – tuttavia i lavori per le olimpiadi vanno avanti senza tener conto delle proteste di chi ne sta facendo la spese.
Anarres ne ha parlato con Simone, un compagno che ha vissuto a lungo in Brasile, conosce bene il paese ed è in contatto con i compagni che lottano contro la gentrificazione olimpica.
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