Poco piu’ di un anno e mezzo dopo l’operazione “Pilastro di Difesa”, Israele non si accontenta dell’ondata di raid aerei in corso da diversi giorni, nome in codice “Confine Protettivo”, si prepara ad un attacco di terra nella Striscia di Gaza, dalla quale nel frattempo continuano a piovere razzi per mano dei miliziani di Hamas.
Il governo di Benjamin Netanyahu ha autorizzato il richiamo in servizio di quarantamila riservisti, oltre ai 1.500 gia’ mobilitati. Netanyau ha dichiarato l’intenzione di far pagare
Un prezzo pesante di sicuro e’ gia’ stato pagato: almeno un centinaio di morti e diverse centinaia di feriti. Le vittime sono soprattutto civili.
Se l’escalation militare è ormai un dato di fatto, meno evidente è la dinamica che ridato la parola alle armi.
Vale la pena tornare sul casus belli. L’atroce assassinio di un ragazzo palestinese bruciato vivo da fascisti israeliani, la vendetta per l’omicidio di tre ragazzi israeliani di una scuola confessionale legata alle colonie della Cisgiordania, ha dato il via ad una sorta di terza intifada alle porte di Gerusalemme. A poco è valsa la condanna di Netanyahu e l’arresto di sei presunti responsabili. L’ultima generazione di palestinesi, nata senza prospettive, lontanissima dalla corrotta amministrazione della vecchia OLP, ma estranea alle logiche confessionali di Hamas, per giorni è stata protagonista di una rivolta che rischiava di mettere in difficoltà sia il governo israeliano che Hamas.
La guerra guerreggiata, le bombe, i missili ed un possibile attacco di terra nella Striscia ci restituiscono un panorama in bianco e nero, gradito ad entrambi i contendenti.
Ascolta l’intervista dell’info con Stefano Capello, attento osservatore degli equilibri geopolitici.