“Quando la Cgil sarà in piazza, il 25 ottobre, noi saremo a fare la Leopolda. Ci hanno anche risolto il problema di chi ci fa la manifestazione contro”, ha detto il presidente del Consiglio, Matteo Renzi. Poi ancora: “Ho grande rispetto per i sindacati ma dove erano negli anni in cui i diritti dei ragazzi venivano cancellati?”. In queste battute il senso dell’operazione di Renzi, che punta a contrapporre le aspirazioni ad un posto di lavoro dell’esercito dei giovani disoccupati ai risicati diritti di chi un lavoro ce l’ha. Lo scambio tra lavoro e diritti si fonda su uno slittamento semantico cruciale: l’equiparare i diritti e le tutele a privilegi delle vecchie generazioni.
Questo il passpartout che usa il primo ministro per disegnare un quadro di precarietà a vita e di costante ricattabilità per chi per vivere deve lavorare.
Il rottamatore è in linea con la politica perseguita dal Partito Democratico – e dal sindacato di Stato – negli ultimi vent’anni. Che il suo partito, sin dai tempi di Tiziano Treu e della legge Biagi, sia stato in prima fila nel costruire l’apparato legislativo che fa della precarietà la norma non pare turbare più di tanto il primo ministro, che d’altra parte si guarda bene dal mettere mano alla riforma Fornero, senza la quale ci sarebbero un mucchio di poveri pensionati in più e un mucchio di giovani lavoratori precari al loro posto.
I dati forniti dall’Istat sono impietosi. Stiamo attraversando la crisi più grave dal dopoguerra e non si scorgono vie d’uscita: il 44% dei giovani è disoccupato. Un record. Più di 88 mila ragazzi sotto i 25 anni hanno perso il lavoro nell’ultimo anno. Negli ultimi sette anni sono stati bruciati un milione di posti di lavoro, il potere d’acquisto dei salari continua a calare mentre le retribuzioni sono ferme: il premier fa il gioco delle tre carte e annuncia il tfr in busta e tassato. Il ministro Padoan rinvia il pareggio di bilancio al 2017.
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Francesco Carlizza.
La discarica sociale del rottamatore
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– 1 Ottobre 2014