Eataly è il simbolo dell’Italia ai tempi di Renzi, un luogo dove si lavora 365 giorni l’anno, dove la precarietà è la norma e la disciplina durissima.
I lavoratori, tutti italiani, del supermercato più eco, green e costoso d’Italia, vengono pagati 8 euro (lordi) l’ora. I pochi con contratto a tempo indeterminato sono tutti part time a 30 ore, ma di ore ne fanno molte di più. Sempre.
In media chi lavora dietro ai banchi o nei ristorantini dove si affacciano anche facoltosi turisti stranieri, porta a casa 800 euro al mese. Niente domeniche, niente festività, niente 25 aprile, niente Primo Maggio.
Oscar Farinetti, il fondatore di Eataly, deve fare i conti con chi lo contesta ai quattro angoli della penisola.Il 5 novembre, su consiglio della Digos, ha rinunciato ad una conferenza a Genova. Farinetti denuncia il “clima avvelenato, contro di me accuse false alimentate da un linguaggio violento” ma si guarda bene dal rispondere alle argomentazioni di chi lo contesta. Argomentazioni molto pratiche. Pracarietà, sfruttamento selvaggio, straordinari a manetta, controlli e perquisizioni sono gli elementi forti della ricetta di questo manager modello dell’imprenditoria made in PD tra eco business e sfruttamento del buon tempo antico.
Renzi avrebbe voluto l’amico Farinetti all’Economia: il Job Act è figlio degli scaffali di questo supermercato.
Del job act l’info di blackout ha parlato con Simone Bisacca, avvocato del lavoro che collabora con il sindacalismo di base.
A Torino oggi alle 18 ci sarà un presidio di lavoratori, disoccupati e precari di fronte al supermercato di via nizza 230. Un assaggio delle iniziative in preparazione dello sciopero generale di venerdì 14 novembre.