Tor Sapienza è una periferia romana come tante. Le case di via Morandi sono l’angolo più bigio del quartiere: grossi casermoni dove c’è poco e nulla, dove ogni angolo vuoto è stato occupato da chi ne aveva bisogno. Anche la biblioteca, chiusa ed abbandonata da tempo, si è riempita di senza casa.
Una discarica sociale. Qui l’unico segno della presenza delle istituzioni è il centro per rifugiati.
I fascisti provano da anni, senza troppo successo, a piantare radici in questa zona.
Quest’angolo di Tor Sapienza ha offerto loro l’occasione cercata a lungo. Le braci sempre ardenti della guerra tra poveri, le leggende razziste sui 35 euro che il Comune darebbe ai rifugiati, le difficoltà di una convivenza che nessuno cerca davvero ed il gioco è fatto.
Quella sera di novembre quelli di Casa Pound erano meno di una decina, molti di più quelli delle case, carichi di rabbia contro gli ultimi.
Scoppia la rivolta, i sassi contro ragazzi che credevano che la loro Odissea fosse finita, che il deserto, la paura i mercanti d’uomini fossero ormai alle spalle.
L’info di Blackout ne parlato con Gianmaria del centro sociale del Quarticciolo, altra periferia ad un tipo di schioppo da Tor Sapienza.