Il 17 novembre è la data simbolo della rivolta che portò alla caduta della dittatura dei colonnelli. Il 17 novembre del 1973 gli studenti del Politecnico di Atene insorsero: la rivolta venne repressa nel sangue e almeno 41 studenti furono uccisi dalla polizia.
L’episodio infiammò la Grecia ed il regime sponsorizzato dalla CIA e dagli Stati Uniti, venne spazzato via.
Ogni anno, in memoria di quell’episodio che ha segnato la storia del paese, gli studenti muovono dal Politecnico in direzione dell’ambasciata statunitense. Ogni anno ci sono scontri, quelli del 2014 sono stati molto violenti.
Quest’anno il governo Samaras ha voluto dare un segnale che l’aria è cambiata. Già nella settimana precedente al 17 luglio, almeno 500 scuole erano state occupate, all’università la polizia chiamata dal rettore aveva ripetutamente caricato gli studenti in lotta. Da qualche anno l’inviolabilità dell’università, sancita dopo la strage del 1973, è ormai un ricordo del tempo in cui la resistenza al fascismo era memoria condivisa nel paese.
Il 17 novembre il governo ha schierato 7000 agenti in assetto antisommossa per difendere i palazzi del potere e l’ambasciata statunitense.
I diversi cortei delle giornata hanno visto la partecipazione di decine di migliaia di persone: la memoria della lotta antifascista si è mescolata con la lotta contro il governo.
Per la prima volta da anni, Syriza, il cartello delle sinistre che si prepara a succedere a Nea Democratia alla guida del paese, ha omesso nel comunicato per il 17 dicembre un riferimento diretto alla regia USA nel golpe dei colonnelli. Un segnale delle nuova vocazione atlantista di Tsipras.
Davanti all’ambasciata USA ci sono state numerose, durissime cariche che hanno spezzato in più punti il corteo. Quando i manifestanti sono tornati verso l’università, chiusa dalla polizia, gli scontri sono proseguiti per il quartiere di Exarchia.
Gli agenti in antisommossa – i MAT – forti del numero si sarebbero distinti per azioni di particolare violenza, trasformando il quartiere in un campo di battaglia e di lotta. Il quartiere dove sono numerose le occupazioni e i centri anarchici ha resistito e la polizia si è infine dovuta ritirare.
La violenza della polizia greca non è una novità, perché buona parte dei poliziotti sono aderenti al partito di estrema destra Crisi Arghi – Alba Dorata.
L’ombra del fascismo si allunga sulla Grecia nel giorno della memoria attiva dell’insurrezione del 1973.
Un altro segnale arriva dal fronte dell’immigrazione. Il 17 novembre è stato scelto anche dagli immigrati del centro di detenzione di Amygaleza per iniziare uno sciopero della fame. Protestano per la morte di Mohamed Asfak, un ragazzo pachistano di 26 anni. Mohamed è morto il 6 novembre, ma stava male da giugno. Nel detenzione di Corinto dov’era rinchiuso scoppiò una rivolta. Mohamed subì un pestaggio che gli procurò gravi danni all’apparato respiratorio. Nonostante le sue proteste e quelle dei suoi compagni di prigione, non fu mai curato. La sua morte è un omicidio di Stato.
L’info di radio Blackout ne ha parlato con Georghos, un compagno del gruppo dei comunisti libertari di Atene.