Nella tarda mattinata del 10 dicembre il parlamento greco ha approvato la proposta di consentire ai detenuti di frequentare l’università con il braccialetto elettronico.
In seguito a questa decisione, Nikos Romanos, in sciopero della fame da trenta giorni, ha deciso di interrompere la lotta e riprendere ad alimentarsi.
Nonostante le limitazioni imposte, oltre al braccialetto la frequenza di un terzo delle lezioni in teleconferenza, si tratta di un chiaro cedimento dello Stato greco di fronte alla deteminazione di Nikos.
La decisione dell’anarchico di cessare anche di bere, rischiava seriamente di far preciptare una situazione già grave. La vita di Nikos era ormai appesa ad un filo molto esile.
Nikos, in galera per una rapina, era stato torturato al momento dell’arresto ma aveva fieramente rifiutato di denunciare i poliziotti responsabili del pestaggio. Le foto dei volti tumefatti di Nikos e degli altri compagni incatenati avevano fatto il giro del mondo.
Ma la sua storia comincia prima.
Era il 6 dicembre del 2008. Nikos è nella piazzetta di Exarchia con il suo migliore amico, Alexis. Sono entrambi anarchici ed hanno appena 15 anni. Un poliziotto scambia qualche insulto con il gruppo dei ragazzini, poi estrae la pistola e ammazza Alexis.
La morte di Alexis scatena la rivolta per le strade di Atene e in tutta la Grecia.
Sei anni dopo, nel sesto anniversario dell’omicidio, un corteo di trentamila persone attraversa la città. Scontri con la poliza si accendono in più punti, circa duecento persone vengono arrestate. Per venti è stato convalidato l’arresto, per gli altri la decisione è attesa per domani.
Non si è trattato solo di una commemorazione, ma dell’appoggio concreto alla lotta di Nikos Romanos, in sciopero della fame per ottenere di frequentare l’università.
Da giorni diversi municipi, sedi sindacali, e università erano occupate in appoggio alla sua lotta.
Una situazione esplosiva che rischiava di deflagrare ulteriormente. Di qui il passo indietro dello Stato.
Nella diretta di radio Blackout fatta in mattinata prima della notizia della resa dello Stato greco, Gheorgos, un compagno del gruppo dei comunisti libertari di Atene, aveva tracciato un quadro a tinte fosche. Ieri il tribunale aveva respinto il ricorso presentato dall’avvocato di Nikos Romanos, riducendo a lumicino le speranze per la vita dell’anarchico.
Nelle stesse ore Antonis Samaras decideva di anticipare l’elezione del presidente della Repubblica, pur sapendo di non avere la maggioranza necessaria a far eleggere un nuovo capo dello Stato. In Grecia questo comporta lo scioglimento anticipato del parlamento e l’indizione di elezioni anticipate. La prima conseguenza è stato il clamoroso tonfo della Borsa di Atene che ha perso 12,78 punti percentuali. Il segno tutto politico dello scarso gradimento degli ambienti finanziari.
Il cartello delle sinistre guidato da Alexis Tsipras è in pole position nei sondaggi e mette in agitazione il sistema finanziario. Nel programma di Siryza la dismissione di tutti gli accordi con la Trojka (UE, BCE, FMI). Sarebbe un’inversione di rotta rispetto alle poltiche di lacrime e sangue imposte dal governo Samaras. Si vedrà quali saranno le scelte concrete di un partito che, crescendo ed inglobando settori del Pasok, si è sensibilmente spostato al centro. D’altra parte la mossa delle elezioni anticipate giocata da Samaras, potrebbe essere l’estremo tentativo di recuperare consensi, facendo leva sul timore del default.
Ascolta l’intervista a Gheorgos
Tra le tante iniziative di solidarietà dei giorni scorsi vi segnaliamo il presidio di Torino e il corteo di Istanbul.
Aggiornamenti all’11 dicembre. I compagni e le compagne arrestati il sei dicembre sono stati liberati tutti in attesa di processo. Uno ha l’obbligo di firma mensile, un altro quello di dimora.
Nikos Romanos resterà ricoverato per almeno altre due settimane, perché le sue condizioni, dopo 30 giorni di sciopero della fame, restano gravi. I medici gli hanno prescritto una ripresa leggera e graduale dell’alimentazione: piccoli pasti ogni venti minuti.