Barcellona. Il 15 dicembre i «Mossos d’Esquadra», il corpo di polizia della regione autonoma catalana, hanno arrestato 11 anarchici con l’accusa di appartenere a un’organizzazione con finalità terroristiche «cui si attribuiscono diversi attentati con materiale esplosivo», realizzati tra il 2012 e il 2013 contro bancomat di istituti di credito italiani.
L’operazione, ordinata dall’Audiencia Nacional, il tribunale nazionale, è stata effettuata simultaneamente in diversi paesi della Catalogna e nella comunità di Madrid per un totale di 14 arresti.
Gli arresti di Barcellona, scattati già all’alba sono stati effettuati in abitazioni private e nella casa occupata Kasa de la Muntanya nel “barrio” Vila de Gràcia, l’Ateneu Llibertari di Sant Andreu e e quello di Poble Sec a Sants-Montjuïc.
La Kasa de la Muntanya è stata circondata da 300 poliziotti in assetto antisommossa coadiuvati dall’alto da un elicottero. Il tutto per un posto dove vivevano circa 20 persone.
Un dispiegamento di forze eccezionale, come speciale è l’accusa di terrorismo per una serie di azioni di danneggiamento di cose. Un’operazione analoga a quella dello scorso anno in cui vennero accusati di terrorismo cinque anarchici di diverse nazionalità, tra le cui imprese è stato annoverato il danneggiamento di un paio di panche di una chiesa vuota.
L’accentuarsi della pressione disciplinare dello Stato spagnolo è confermata dall’approvazione nella stassa settimana della ley organica de securidad ciudadana, detta “ley mordaza”, legge bavaglio, legge museruola, perché limita in modo drastico la libertà di manifestare e persino la satira del potere. Tra le norme approvate qualla che punisce si veste da poliziotto: una legge contro il carnevale. E’ vietato persino fotografarli i poliziotti: se capita di filmarne uno mentre a picchia un manifestante inerme, nei guai ci finisce chi fa le riprese non chi usa il manganello.
Non si possono fare slogan irridenti né affiggere manifesti di satira.
Durissima la repressione delle manifestazioni non autorizzate: dagli artisti di strada alle acampadas degli indignados.
E’ diventata pericolosa persino la disattenzione: se venite pescati senza documenti rischiate sino a trentamila euro di multa. Già, le multe. Tutte salatissime, per imbrigliare ogni manifestazione pubblica che non abbia ricevuto il sigillo dell’autorità costituita.
Sono state introdotte 45 nuove infrazioni divise tra molto gravi (con sanzioni dai 30 mila ai 600 mila euro), gravi (da 600 a 30 mila euro) e lievi (da 100 a 600 euro).
Tra le norme più gravi qualla che prevede il rimpatrio immediato di cerca di bucare la frontiera nelle enclavi spagnole in Marocco di Ceuta e Melilla. Questa norma contravviene alle normative comunitarie che vietano i rimpatri collettivi, ma è entrata nel pacchetto ed è stata approvata dalle Cortes.
In un paese, dove persino Amnesty ha dennciato il moltiplicarsi degli abusi e le violenze della polizia nei confronti di manifestanti e videoattivisti, questa legge da piena copertura alla polizia e, insieme limita fortemente la libertà di manifestare.
L’Europa delle polizie è il segno di un potere, che non vuole più ammortizzare il conflitto ma preferisce la repressione più dura.
La democrazia mostra i denti quando finisce le carote.
L’info di radio Blackout ne ha parlato con Claudio Venza, docente di storia contemporanea all’Università di Trieste.