23 dicembre. Dopo oltre un anno di reclusione il tribunale ha deciso di attenuare le misure cautelari contro Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò, i quattro No Tav assolti dall’accusa di attentato con finalità di terrorismo lo scorso 17 dicembre. Condannati in primo grado a tre anni e mezzo per danneggiamento e incendio, resistenza e porto d’armi da guerra passano dal regime di alta sorveglianza in carcere ai domiciliari con tutte le restrizioni.
Non è la libertà ma è un passo avanti nella lotta per la loro liberazione.
Ancora incerta la sorte di Francesco, Graziano e Lucio, accusati come gli altri quattro del sabotaggio in Clarea del 14 maggio 2013, per i quali lunedì 22 dicembre c’è stata l’udienza del tribunale del riesame chiamato a pronunciarsi sull’accusa di terrorismo avanzata dalla Procura torinese il 9 dicembre. La sentenza del riesame arriverà entro il 28 dicembre, forse già domani. Nel frattempo i tre sono stati trasferiti nella sezione di alta sicurezza del carcere di Ferrara.
L’accanimento della Procura torinese non si placa neppure dopo la sonora bocciatura subita in corte d’assise. I PM Andrea Padalino e Antonio Rinaudo hanno intascato la benedizione del ministro Lupi, che a poche ore dalla sentenza di Torino, ha dichiarato che chi va in giro di notte con molotov e cappuccio è sicuramente un terrorista. Opinione ribadita in queste ore dopo il sabotaggio della linea ad alta velocità nei pressi di Bologna. Persino Renzi ha preferito la prudenza, limitandosi a parlare di sabotaggio, mentre Lupi insiste sul terrorismo.
Vien da chiedere al ministro dei trasporti se i poliziotti a volto coperto che sparano lacrimogeni in faccia, fracassando ossa e mettendo a repentaglio la vita di tante persone, debbano essere considerati a loro volta dei terroristi.
Domanda inutile. Chi serve lo Stato, chi serve la lobby politico-affaristica che vuole imporre il Tav, ha il diritto di imprimere a forza il marchio della democrazia sui corpi di chi si ribella all’occupazione militare, alla violenza legalizzata dello Stato.
Per la gente del movimento No Tav, che in questi mesi si è stretta ai quattro attivisti, condannati per un’azione che tutti hanno fatto propria, resta la soddisfazione per un allentamento della morsa che li stringe.
Resta forte, per tutti, l’impegno per la liberazione di tutti i prigionieri No Tav.
Per la liberazione delle zone occupate, per fermare un treno, per fermare un’idea di relazioni politiche e sociali ingiusta ed oppressiva.
Su Radio Onda d’Urto un primo commento della notizia