In molti hanno evocato la rinascita della Balena Bianca, il riemergere in superficie del grosso mammifero che ha governato l’Italia dal dopoguerra al crollo del muro di Berlino. Sergio Mattarella, ministro nei governi del pentapartito, sopravvive alla bufera che travolge la DC e diventa ministro nel governo D’Alema all’epoca della guerra per il Kosovo, per poi approdare alla corte costituzionale. E’ anche l’uomo che firma la prima legge elettorale di stampo maggioritario, che tuttavia mantiene una quota proporzionale. E’ l’uomo della transizione nell’epoca in cui tutto mutò perché molto rimanesse come prima. Lo sgonfiarsi delle clientele legate ad una pubblica amministrazione gonfiata all’eccesso, l’ondata neoliberale facilitata dal venir meno della necessità di mantenere sotto controllo un paese, dove la maggioranza atlantica doveva fare i conti con un il più grande partito comunista dell’Europa occidentale, hanno richiesto una rottura.
La transizione dalla politica ideologica alla politica post-ideologica, si è accompagnata ad un’ondata “nuovista” incarnata da un palazzinaro milanese diventato re nel settore della comunicazione televisiva. Berlusconi, cresciuto ombra di Craxi, raccoglie il testimone incarnando una rottura che si gioca sul piano dell’immagine più che nella sostanza.
Chi all’epoca sosteneva che – alla fine – non saremmo morti democristiani si sbagliava.
La Balena Bianca si è sparsa ovunque, sino a prendere il sopravvento nel PD, il partito nato dalla fusione tra parte dei post-comunisti e post-democristiani.
L’elezione alla presidenza della Repubblica di Sergio Mattarella, protagonista della nascita del Partito Popolare dalle ceneri della DC, del suo passaggio alla Margherita sino alla fusione con il PD, è l’emblema di questa storia.
L’info di Blackout ne ha parlato con Massimo, un compagno di Milano, che ci ha offerto numerosi spunti di analisi tra ieri ed oggi.
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Un democristiano del secondo millennio
Posted in Inform/Azioni, memoria, politica.
– 5 Febbraio 2015