Dal 27 al 29 marzo si è tenuto a Tunisi l’Incontro Anarchico Mediterraneo organizzato dall’Internazionale delle Federazioni Anarchiche, dalla Federazione Anarchica francofona e dal collettivo tunisino “Le Commun Libertaire”. All’incontro hanno partecipato anche organizzazioni e singoli compagni e compagne della sponda europea del Mediterraneo ed il Kurdistan Anarchist Forum, oltre ovviamente agli anarchici e libertari del Nord Africa, soprattutto tunisini. I compagni del Movimento Socialista Libertario egiziano hanno purtroppo potuto inviare solo un comunicato di saluti e sostegno solidale all’Incontro, perché la situazione repressiva imposta dalla dittatura militare in Egitto ha di fatto reso impossibile la loro partecipazione.
In quella stessa settimana si è svolto proprio a Tunisi il Forum Sociale Mondiale, che ha avuto una grande copertura mediatica ed una vasta partecipazione. L’Incontro Anarchico Mediterraneo è stato invece la prima tappa di un percorso concreto di confronto e relazione finalizzato a sviluppare delle pratiche reali di solidarietà internazionalista nel Mediterraneo. L’incontro che ha cercato di riunire in uno spazio di confronto i libertari e gli anarchici dell’area mediterranea, si è tenuto in parallelo e di fatto ha costituito un’alternativa ad un Forum Sociale Mondiale legato ormai a dinamiche istituzionali e che, in questa edizione tunisina, vedeva la presenza più o meno diretta tra gli organizzatori anche di quei partiti che hanno di fatto recuperato politicamente la spinta rivoluzionaria in Tunisia, cercando di ricondurla entro il recinto della politica parlamentare e delle sue dinamiche di potere.
L’Incontro è stato un’opportunità per confrontarsi direttamente con compagni e compagne che in Tunisia sono attivi sul territorio. Si è parlato della gravissima situazione sociale, soprattutto nelle regioni interne della Tunisia, là dove nel dicembre 2010 esplose da Sidi Bou Zid la rivolta che poi portò alla cacciata di Ben Ali. In queste zone quasi niente sembra essere cambiato: la disoccupazione, la repressione della polizia, la mancanza di strutture sanitarie, la condizione delle donne che lavorano nei campi dalle 8 alle 12 ore al giorno per 4 euro e devono al medesimo tempo lavorare a casa. Queste aree dimenticate dopo la rivolta dalle burocrazie di partiti e sindacati sono diventate terreno fertile per la propaganda di gruppi religiosi salafiti, che approfittano della delusione e delle condizioni di miseria dei giovani per fare proseliti. Ma in queste zone continuano ancora le lotte dei giovani disoccupati, dei lavoratori, delle donne e di coloro che per la loro attività contro il regime di Ben Ali ancora sono esclusi da certi lavori, perché sono ancora in vigore, dopo quasi 5 anni, le “liste nere” delle dittatura.
Per questo i compagni affermano che in Tunisia la rivoluzione è ancora da fare e stanno cercando di favorire processi organizzativi più stabili sia tra gli anarchici e i libertari, sia nei movimenti sociali tunisini. Questo anche perché non escludono che nel futuro in Tunisia si possa avere un ritorno ad una forma di dittatura o comunque una restrizione delle libertà.
Proprio mentre l’Incontro Anarchico Mediterraneo era alle ultime battute, domenica 29 marzo si è tenuta a Tunisi una manifestazione contro il terrorismo in risposta alla strage al museo del Bardo che ha visto marciare in prima fila, oltre ai governanti tunisini, anche Renzi, il presidente francese Hollande, ed altri esponenti di paesi europei ed africani. Una replica coloniale della marcia di Parigi dopo i fatti di Charlie Hebdo del gennaio scorso. Una marcia che potrebbe legittimare una stretta autoritaria in Tunisia e nuove guerre nel Mediterraneo.
Per questo, allo scopo di porre una prima base per lo sviluppo di una solidarietà internazionalista concreta contro le guerre nel mediterraneo e contro la repressione dei governi, è uscito dall’incontro un breve comunicato contro la violenza delle religioni, degli Stati e della polizia e altresì contro ogni possibile strumentalizzazione politica della strage al Bardo che porti a nuove leggi liberticide, che servano a giustificare la criminalizzazione dei movimenti sociali e sindacali.
Ascolta la diretta con Dario dell’info di Blackout