Giovedì 23 aprile si è aperto il processo contro Francesco, Graziano e Lucio, accusati del sabotaggio al cantiere di Chiomonte della notte tra il 13 e il 14 maggio 2013. In quell’occasione vennero lanciate delle molotov ed un compressore venne danneggiato.
Per lo stesso fatto lo scorso dicembre sono stati condannati a tre anni e mezzo di reclusione Chiara, Claudio, Mattia e Nicolò, che avevano rivendicato in aula il gesto.
Sebbene l’accusa di attentato con finalità di terrorismo fosse stata giudicata inconsistente sia dalla Cassazione che dalla corte d’assise, i due PM, Antonio Rinaudo e Andrea Padalino, avevano insistito anche con Francesco, Graziano e Lucio. Smentiti ancora una volta dalla Cassazione, hanno fatto ricorso.
Il processo, per il quale i tre No Tav hanno scelto il rito abbreviato, si fa per le accuse di danneggiamento, resistenza, fabbricazione e porto di armi da guerra.
In aula, durante l’udienza svoltasi a porte chiuse, Francesco e Lucio hanno dichiarato di aver partecipato al sabotaggio.
Il rito abbreviato si svolge basandosi solo sulle carte processuali, senza testimoni ed è quindi molto veloce. Il prossimo 12 maggio ci sarà la requisitoria dei PM, il 27 verrà emessa la sentenza.
I tre, che erano rinchiusi nel settore di alta sorveglianza del carcere di Ferrara, nonostante le accuse nei loro confronti implicassero sulla carta un regime carcerario meno afflittivo, sono stati portati al carcere delle Vallette a Torino, dove sono rinchiusi in un’area isolata, autorizzati a fare l’aria solo tra di loro e privati nei primi giorni anche dei materassi.
Mentre in aula si svolgeva il processo all’esterno circa 150 solidali hanno dato vita ad un presidio, poi si sono gettati in strada. Dopo un breve momento di tensione con l’antisommossa, sono partiti in corteo per le vie di Borgo San Paolo.