“Solidarietà ai rom. Case per tutt*. Morte al fascio”. Questo striscione è stato appeso in serata ai cancelli dell’ex scuola di via Pinelli. L’edificio è stato occupato dai razzisti di Fratelli d’Italia, che rivendicano la casa solo per gli “italiani”. E’ la seconda occupazione dei fascisti di Fratelli d’Italia, impegnati da qualche anno a soffiare sul fuoco della guerra tra poveri, tentando di contrapporre torinesi ad altri torinesi, che, pur nati in luoghi diversi, vivono nella città capitale per sfratti e sgomberi.
Un’operazione con le gambe corte, perché è sempre più chiaro che i padroni, che lucrano sulle vite di tutt* non badano al colore della pelle, ma solo a quello dei soldi.
Difficile che le operazioni demagogiche della banda capeggiata da Maurizio Marrone facciano dimenticare le spese pazze dei consiglieri regionali di “Fratelli d’Italia”, tra borsette di lusso, cene, e consulenze sull’immagine.
Lo stesso striscione era stato aperto dagli attivisti di “Gattorosso Gattonero” al corteo antifascista che nel pomeriggio era partito da piazza Caio Mario per contrastare l’ennesima iniziativa dei comitati di “cittadini” di via Artom, che per la terza volta in pochi mesi avevano annunciato un corteo a Mirafiori contro rom, immigrati, prostituzione e spaccio.
L’obiettivo esplicito è la cacciata dei rom da piazza Caio Mario, dove si erano rifugiati dopo la fuga da via Artom, dove i fascisti soffiavano sul fuoco dell’odio contro di loro.
Alla fine dello scorso anno per ben due volte questo comitato nato sotto la tutela di Forza Nuova era sceso in piazza, senza troppo successo ma con una buona copertura mediatica. Non erano mancati antirazzisti ed antifascisti che si erano messi di mezzo, obbligandoli ad una ritirata strategica.
Quello del 9 maggio è stato n ennesimo flop. Nonostante all’iniziativa avessero dato la propria adesione Forza Nuova, Casa Pound, Fratelli d’Italia, Forza Italia i fascisti erano una quarantina e non si sono mossi dall’angolo di corso Traiano dove avevano aperto un gazebo, protetto da centinaia di uomini e mezzi della polizia, che hanno bloccato tutte le strade che consentivano l’avvicinamento ai fascisti.
Gli antifascisti erano circa 250 e hanno attraversato le strade del quartiere, raggiungendo il mercato di via Vigliani, dove è stato fatto un volantinaggio informativo, prima di proseguire nel corteo.
Di seguito il volantino di Torino Antifascista:
“Contro fascismo, razzismo e sfruttamento: solidarietà e auto-organizzazione!
Nella violenta fase di crisi neoliberista in cui viviamo da anni, non riusciamo più a rispondere a bisogni fondamentali: casa, giusto salario, reddito, dignità, futuro. Veniamo sfruttati, sfrattati, ridotti alla fame, privati dei servizi, i nostri quartieri dati in pasto a speculatori. Da un lato si dilata il divario tra i pochi ricchi e i molti poveri, tra chi decide e chi è costretto a subire; dall’altro, gli stessi capitalisti e politicanti che ci impoveriscono, cercano di mettere noi sfruttati gli uni contro gli altri, per distogliere l’attenzione dalla guerra di classe che portano avanti sulla nostra pelle. La “guerra tra poveri” è un’arma basata su un’ideologia nazionalista ed interclassista (“siamo tutti italiani”), che i nostri veri nemici – padroni e istituzioni – usano per farci identificare con loro e farci odiare tra noi. Non cadiamo nella trappola!
L’obiettivo dei sedicenti “comitati di cittadini” sostenuti dagli stessi partiti fascisti e corrotti – Forza Nuova, Fratelli d’Italia e Forza Italia – che da anni si intascano i nostri soldi e uccidono il nostro futuro, è quello di ingannarci con gli strumenti di chi comanda: il razzismo e la paura. Vogliono convincerci che il problema erano ieri “i meridionali”, oggi “i rom”, “gli immigrati”, “la prostituzione”, “lo spaccio”, mentre nei nostri quartieri il problema reale è trovare una risposta autonoma ai nostri bisogni. A Mirafiori arrivare a fine mese è difficile, il salario (quando c’è) è misero e la disoccupazione è più alta che altrove. Ogni giorno rischiamo di finire in strada o paghiamo affitti, mutui e bollette insostenibili, mentre ci tolgono i trasporti pubblici, gli ospedali, le scuole e svendono le nostre risorse comuni.
Per la terza volta in pochi mesi il fantomatico “comitato di Via Artom”, gestito da fascisti, diffonde propaganda spregevole contro i rom, da sempre agli estremi dell’immaginario nazionalista italiano: “devianti esotici”, “asociali”, “criminali”. Un immaginario radicato anche negli ambienti democratici di Torino, teatro nel 2011 del pogrom della Continassa dopo una manifestazione a cui parteciparono anche esponenti del PD, prima che l’area fosse svenduta dal Comune alla Juventus. Costruire “nemici pubblici” garantisce voti e soldi. Esempio ne è il progetto da 5 milioni di euro (stanziati dall’ex ministro Maroni, Lega Nord), con cui Comune di Torino e cooperative speculano sugli abitanti sgomberati o sotto sgombero dal campo di Lungo Stura. Progetto che fa contenti democratici e razzisti. Dentro agli stessi partiti che inscenano ritrovi razzisti, troviamo politicanti e amici che da anni lucrano sui rom.
Le famiglie rom di via Artom hanno i nostri stessi bisogni e subiscono in forma estrema la nostra stessa precarietà. Vivono in strada non per scelta o per “cultura nomade”, ma perchè costrette dal sistema capitalista e dalle istituzioni. Queste persone sono arrivate a Torino nei primi anni ’90, in fuga dalla guerra di Bosnia. In epoca socialista avevano un lavoro e una casa, ma con la privatizzazione dei mezzi di produzione e la guerra, sono state espropriate di tutto. Lo Stato italiano da oltre 20 anni nega loro i documenti e la possibilità di lavorare, di vivere in una casa, di potersi curare e costruire un futuro per sé ed i propri figli, nati qui. La precarietà abitativa ed economica costringe queste persone nei circuiti più marginali dell’economia informale, mentre il Comune di Torino nega loro persino un gabinetto chimico e le Forze dell’Ordine li obbligano a spostarsi ogni giorno, impedendo ai minori di frequentare la scuola.
Vengono additati come problema anche i pusher extracomunitari, manovalanza a basso costo che le organizzazioni criminali nostrane arruolano per i propri sporchi interessi, consapevoli che le leggi sull’immigrazione, sul welfare e sul lavoro offrono loro ben poche alternative di vita. Il mercato nero delle droghe è stato però creato da politiche proibizioniste fallimentari che continuano a mietere vittime, non certo da chi scappa dal proprio paese in cerca di condizioni di vita migliori. Andiamo alla radice delle questioni: le ronde contro lo spaccio alimentano solo l’odio, senza risolvere niente.
Nessuno spazio a chi specula sulle nostre vite e su quelle di chi sta peggio di noi. Se le loro armi sono l’ignoranza e l’odio, le nostre sono la solidarietà e l’auto-organizzazione in ogni quartiere. Nella guerra di classe riprendiamoci ciò che ci spetta e che ogni giorno di più ci viene rubato!”