Il PM Padalino ha chiesto 5 anni e mezzo di reclusione per Francesco Lucio e Graziano, accusati di aver partecipato al sabotaggio della notte tra il 13 e il 14 maggio 2013 al cantiere Tav di Chiomonte.
Era la seconda udienza del processo a loro carico iniziato il 22 aprile.
Per questo stesso fatto sono stati condannati a tre anni e mezzo di reclusione altri quattro No Tav, che ora si trovano ai domiciliari. Francesco, Lucio e Graziano sono invece ancora in carcere in regime di alta sorveglianza, nonostante, anche per loro, sia caduta l’accusa di terrorismo. I PM Andrea Padalino e Antonio Rinaudo hanno fatto ricorso contro i pronunciamenti della corte d’assise per e della Cassazione che hanno negato la sussistenza dell’accusa di attentato con finalità di terrorismo, avanzata dai due PM con l’elmetto.
L’udienza di oggi, come quella precedente, vi è svolta a porte chiuse, perché i tre no tav hanno scelto il rito abbreviato. Oggi si è chiusa la requisitoria dei PM e ci sono state le arringhe degli avvocati.
Qualche giorno fa è stato impedito ad Eugenio Losco, uno dei difensori, di incontrare i propri assistiti, messi in quarantena per una supposta scabbia.
Di certo ci sono le pessime condizioni igieniche delle celle del carcere delle Vallette, dove sono stati trasferiti dopo una lunga detenzione in regime di alta sorveglianza a Ferrara.
Il 27 maggio è prevista la sentenza.
Ascolta l’intervista con l’avvocato Losco dell’info di Blackout prima dell’inizio dell’udienza