In centocinquanta ieri pomeriggio sono usciti dalla baraccopoli di Lungo Stura Lazio minacciata di sgombero dal Comune di Torino, dal social housing di corso Vigevano e da altre “sistemazioni temporanee” da cui vengono minacciati di sfratto. Il corteo di lotta
per la casa, accompagnato dall’Assemblea Gatto Nero Gatto Rosso e solidali, si è preso le strade del centro per ribadire la verità sul progetto “La città possibile” portato avanti da Comune, Prefettura, associazioni e cooperative complici. Un progetto costato circa 5 milioni di euro, presentato come virtuoso esempio di “superamento dei campi nomadi”, che invece altro non è che uno sgombero forzato senza alternativa abitativa per le oltre mille persone che fino al 2013 vivevano nella baraccopoli non autorizzata più grande d’Europa. Alla cordata composta da Valdocco, A.I.Z.O., Terra del Fuoco, Croce Rossa, Liberitutti, Stranaidea, il Comune di Torino ha affidato l’appalto milionario per portare a termine uno sgombero “silenzioso”, altrimenti impraticabile con il solo uso della forza pubblica.
Le famiglie, per 15 anni etichettate come “nomadi” per giustificarne la ghettizzazione e costrette a vivere in baracca nell’indifferenza delle istituzioni, sono state divise e selezionate arbitrariamente. I pochi “meritevoli” nelle case temporanee, gli altri deportati “volontariamente” in Romania o sgomberati. Il campo rappresentato come colpa individuale e non come conseguenza sociale imposta da povertà, sfruttamento e discriminazione. Entro la fine dell’anno sarà tutto finito. Baraccopoli demolita, sfratti eseguiti, famiglie in strada, cinque milioni di euro assorbiti da associazioni e cooperative. Chi, come la famiglia di Aramis, ha provato a tornare alle baracche lungo la Stura, si è trovato di fronte vigili urbani che non hanno esitato ad estrarre pistole, usare spray urticanti, malmenare ed arrestare.
Ma qualcosa si sta muovendo. In maggio centinaia di abitanti della baraccopoli di via Germagnano hanno bloccato l’ennesimo corteo razzista in Barriera di Milano. Ieri, a ritmo di manele, la determinazione delle famiglie sotto sgombero e sotto sfratto ha dimostrato che nessuno crede più alle false promesse di associazioni e cooperative che da anni lucrano sulla pelle dei rom. Il patetico tentativo di infiltrazione nel corteo da parte di A.I.Z.O. è stato respinto con forza dalle famiglie sotto sfratto dal social housing di Corso Vigevano, gestito dall’associazione e di proprietà del Ras delle soffitte Giorgio Molino. La piazzata di Marrone, invece, poteva solo suscitare risate, visto che il prode consigliere anti-immigrati ha lanciato dal Comune volantini con gli orari dei bus dalla Romania a Torino…
Davanti a Comune e Prefettura, i numerosi interventi da parte di donne, uomini e bambini, hanno ribadito che la casa è un bisogno di tutti e tutte, così come la salute, la possibilità di frequentare la scuola, la libertà di movimento: i tentativi di sgombero e sfratto senza alternativa abitativa ci troveranno sulle barricate. Se l’unica risposta del Comune sarà la guerra sociale, il corteo di ieri ha dimostrato che insieme ci riprenderemo quello che ci spetta e restituiremo dignità alle nostre vite!
Contro lo sgombero della baraccopoli di Lungo Stura, contro gli sfratti del progetto “La città possibile”, contro la violenza poliziesca, contro i campi e le speculazioni sulla pelle dei rom.
Casa, salute, libertà di movimento per tutti e tutte!
Abitanti della baraccopoli sotto sgombero
Abitanti dei social housing sotto sfratto
Assemblea gatto nero gatto rosso
Ascolta l’intervista di Cecilia di Gatto Nero Gatto Rosso a Radio Blackout e a Radio Onda Rossa