quarto appuntamento alla gabbia
Passeggiata s-catenata contro ogni gabbia
cartelli, informazioni e musica
partenza di fronte alla biblioteca Geisser
parco michelotti (corso casale, 5 torino)
mostra e banchetti
raccolta in via Po 16
a seguire assemblea aperta
Di seguito uno dei volantini che verrà diffuso
Un nuovo Zoo? No grazie!
Contro tutte le gabbie
Il Michelotti è di tutte/i, riprendiamocelo!
Era il marzo del 1987 quando Torino, prima città in Italia, chiuse il suo zoo. Da allora il Parco Michelotti, se non per occasionali concessioni a privati, o brevi esperienze di autogestione dal basso (TAZ), è rimasto chiuso alla cittadinanza. All’interno del Michelotti è presente una biodiversità variegata e rigogliosa, diverse sono le specie di flora e fauna che abitano tutt’ora lo spazio. Il selvatico ha trovato un luogo dove poter mettere radici, dove poter resistere alla morsa cementificatrice dell’urbanizzazione. Tutto ciò per volontà del Comune rischia nuovamente di essere spazzato via, il tutto per far cassa. Il parco Michelotti è infatti minacciato da un progetto di “riqualificazione del territorio”, che ha portato dal maggio del 2015, sotto la direzione PD, alla promozione di un bando della Città di Torino per la concessione trentennale dell’area. All’asta pubblica ha partecipato un unico candidato, la società privata “Zoom Torino SpA” (già proprietaria dello zoo di Cumiana), che si è aggiudicata il bando in questione. Un parco pubblico con ingresso a pagamento, un parco che sarà nuovamente luogo di detenzione speculazione e guadagno sulle vite altrui.
Zoom ci racconta che “(…) la vicinanza favorisce la conoscenza e la conservazione (…)”
Ma suddetta vicinanza non si presenta in termini egualitari, è anzi un approccio egoistico fatto di recinti, di ritmi di riproduzione controllati e di contatti forzati uomo-animale ripetuti nella giornata fino ed oltre l’orario di chiusura del parco.
Oltre a costruire un luogo di detenzione per specie esotiche si distrugge l’ habitat e si allontanano gli abitanti animali che per adattamenti propri sono già presenti nella zona del parco. Riteniamo che un’educazione nella quale si consideri “normale” far nascere, crescere e riprodurre animali in cattività, spettacolarizzando le loro vite e lucrandoci sopra sia qualcosa che non ci appartiene e contro cui riteniamo giusto lottare.
Zoom rappresenta l’apice della maestria nella tecnica del marketing e dell’inganno; dietro un velo variopinto, adornato di nomi apparentemente innocui e rassicuranti quali “bioparco” o “fattoria didattica”, si cela la cruda realtà delle cose, la morsa delle costrizioni che rendono gli animali prigionieri. Si riduce il vivente a merce e vetrina, un tassello al servizio dei processi di mercificazione della macchina capitalista. Di fatto vediamo come cambi solo la forma espressiva, non di certo la consistenza e il contenuto del discorso, il quale ci introduce all’interno delle contraddizioni che sono il frutto di un gretto sentire, antropocentrico e specista. Questi recinti vengono spacciati per luoghi dall’alto valore istruttivo, di ricerca scientifica e di salvaguardia della biodiversità. Invece in quei limitati confini si tenta di ricostruire artificialmente condizioni climatiche e ambienti naturali lontani, al fine di soddisfare l’esigenza visiva dei visitatori, i quali faranno a meno di porsi troppe domande. L’amministrazione a 5 Stelle non ha mai pensato di ritirare il progetto, anzi ha acconsentito al suo progressivo avviamento, gettando alle ortiche ogni promessa elettorale. Nulla di nuovo tra le fila dei politicanti che prendono decisioni in barba ad ogni considerazione etica, per i propri meschini interessi.
contro ogni privatizzazione
contro ogni prigionia
Michelotti libero!
federazione anarchica torinese
corso palermo 46 – riunioni ogni giovedì alle 21