Lesbo. Nella mattinata di venerdì 8 aprile quarantacinque di pakistani sono stati deportati in Turchia da Lesvos. Quattro attivisti hanno tentato di bloccare la nave, gettandosi in mare e cercando di scalare l’ancora. Sono stati bloccati, fermati e poi rilasciati.
Due pakistani deportati martedì 5 aprile, appena giunti nel campo di detenzione in Turchia avrebbero tentato il suicidio. Secondo una notizia diffusa nei social media ma non confermata da altre fonti uno di loro sarebbe morto.
Mercoledì è stata diffusa la notizia che il governo greco avrebbe sospeso le deportazioni, per avere il tempo di esaminare le richieste d’asilo fioccate dopo le prime espulsioni forzate.
Le persone provenienti da paesi considerati “sicuri”, tra cui Pakistan, l’Afganistan e il Bangladesh probabilmente verranno respinte. Gli stessi siriani si trovano intrappolati, perché, anche in caso di risposta favorevole, sarebbero obbligati ad interrompere il proprio viaggio verso le destinazioni prescelte.
Fare richiesta di asilo è però il solo modo per evitare le deportazioni, la detenzione in Turchia e il rimpatrio.
Negli ultimi giorni si sono drasticamemente ridotti gli sbarchi a Lesvos, Chios, Samos e le altre isole greche di fronte alla costa turca. Le vie dell’esodo presto saranno altre, probabilmente più costose e pericolose. Un viaggio clandestino dalla Turchia verso l’Italia potrebbe costare sino a cinquemila euro. Crescono le difficoltà, si alzano i prezzi della carne umana nello spaventoso risiko delle frontiere.
Il governo greco continua a lavarsene le mani. Le deportazioni sono fatte dagli uomini di Frontex, mentre i poliziotti greci assistono da lontano. Per la Grecia la Turchia non è un paese sicuro: per questa ragione non collaborano alle espulsioni.
A Idomeni la polizia ha sparato proiettili di gomma e lanciato lacrimogeni contro i profughi, annegati nel fango e nella disperazione, che domenica hanno provato a bucare la frontiera. La polizia greca assisteva da lontano senza intervenire. Le equipe di Medici Senza Frontiere (MSF) hanno trattato centinaia di intossicati, tre profughi sono stati ricoverati in ospedale. La violenza è divampata dopo ore di manifestazione pacifica. Sin dalla mattina 500 rifugiati si sono avvicinati alla barriera che divide la Grecia dalla Macedonia, finché la polizia ha cominciato a sparare gomma e gas.
A Idomeni ci sono cinquantamila persone ostaggio di un gioco di cui sanno poco o nulla. Sopravvivono grazie alla solidarietà della popolazione, stremata dalla crisi, da una disoccupazione che ha traforato il 25%, dalla secca riduzione delle attività produttive, scese in un anno del 13,5%, ma capace di mutuo aiuto con chi si trova a stare ancora peggio.
In prima fila i nemici di ogni frontiera, gli anarchici che si battono per la libera circolazione e offrono una mano ai dannati di questa frontiera.
Il governo Tispras ha deciso di gettare la questione dei profughi sul tavolo delle trattative con il Fondo Monetario per evitare ancora una volta il default.
L’info di Blackout ha intervistato Cosimo Caridi, corrispondente da Lesbo del Ftato Quotidiano. Ascolta la diretta
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