Al decimo Torino Pride – un nome che rivela quello che nasconde – i soggetti che manifestano il proprio orgoglio di essere e di esserci, c’è stata una frattura tra il Pride delle istituzioni e delle discoteche e le tante persone che attraversano la propria vita come un’avventura in cui le identità si pronunciano al singolare plurale.
L’assemblea Queer di Torino e le case occupate, in netto dissenso con la narrazione normalizzante sui “diritti”, ha lanciato un proprio appuntamento plurale e dissonante, il “Queer Pride” ed il “Libertine Pride” che hanno raccolto l’eredità dei tanti spezzoni critici che hanno attraversato il Pride.
La rottura di orizzonti fisici e simbolici si è concretizzata in un appuntamento diverso da quello del Pride istituzionale, nell’attraversamento del Pride per un pezzo, nel diverso percorso e conclusione.
Lo spezzone Queer/Libertine si è ritrovato in piazza Arbarello con due carri ed un cazzone squirtante, tanti cartelli densi di irridente critica al mondo in cui siamo forzati a vivere, ma di cui in tanti provano a forzare i limiti e le categorie.
Al passaggio dello spezzone delle istituzioni la neosindaca ha dovuto incassare la prima contestazione dopo il proprio insediamento: tra slogan e battute il pinkwashing della sindaca pentastellata ha mostrato le prime crepe. Contestato anche il suo predecessore Fassino.
Dopo l’ingresso pirata nel Pride ufficiale, in piazza Castello il corteo Queer/Libertine, ha imboccato via Po, trascinando con se tanta gente.
Secca la divaricazione di percorsi e prospettive, che si è rappresentata nella piazza torinese del 9 luglio.
Una piazza in cui lo spirito della rivolta di Stonewell si è fatto sentire forte e chiaro.
Qui puoi leggere il volantino distribuito in piazza dalla Federazione Anarchica Torinese: