L’attenzione dei media internazionali è concentrata da mesi sulla battaglia di Aleppo, da qualche giorno si è spostata su Palmira, nuovamente conquistata dall’ISIS.
Grande eco ha avuto l’attentato rivendicato dal TAK (Falconi per la libertà del Kurdistan) ad Istanbul e la dura repressione – 235 arresti – scatenata da Erdogan contro l’HDP, il partito considerato vicino al PKK, da mesi nel mirino della magistratura turca.
La tortura nei confronti degli arrestati è pratica comune che colpisce gli attivisti meno noti come il segretario del partito.
Scarsa è l’attenzione dei media internazionali sulla guerra che l’esercito turco sta combattendo in Rojava contro le esperienze di autogoverno del Rojava. Anche Shengal è minacciata di invasione dalle truppe turche ammassate al confine.
Un compagno torinese, che da diversi mesi si trova in Rojava, ha diffuso un report sulla guerra in corso.
L’informazione di radio Blackout lo ha sentito in diretta martedì 6 dicembre. Ci ha raccontato degli ultimi bombardamenti e della morte di due volontari, che aveva conosciuto direttamente, un comunista tedesco e un anarchico statunitense. Quest’ultimo, Mike Israel, è stato tar i fondatori dell’IWW di Sacramento.
Ascolta la diretta con il compagno.
Di seguito il suo report:
“Il 24 agosto l’esercito turco ha dato il via all’operazione denominata scudo dell’Eufrate, invadendo ufficialmente il territorio siriano. Da quel giorno si sono susseguiti molti attacchi contro il Rojava.
Il primo obiettivo raggiunto dall’esercito turco è stato conquistare Jarablus, città nel territorio del Rojava vicino al confine con la Turchia, all’epoca ancora dominata dall’ISIS. Carri armati e truppe di terra hanno preso possesso della città, senza trovare la minima resistenza da parte dei miliziani dell’ISIS che per la prima volta si sono ritirati senza combattere ed anzi molti di questi hanno cambiato bandiera e festeggiato l’arrivo dei Turchi.
L’operazione, che è stata presentata dai media di tutto il mondo come una “ operazione di antiterrorismo”, si è rivelata più mediatica che altro, con un’attenzione alla documentazione video, degna di Hollywood.
Il vero obiettivo del governo turco , ormai pubblico a chiunque, è di dividere e spezzare la rivoluzione del Rojava e non certo combattere l’ISIS che anzi da anni sostiene ed arma.
Da agosto di quest’anno, il cantone di Efrin, il più ad ovest del Rojava, é sotto l’attacco di carri armati e raid aerei. Molti villaggi sono stati rasi al suolo, molti civili sono stati uccisi o feriti dalle cannonate turche e più di 200 guerriglieri SDF e YPG-YPJ hanno perso la vita, il tutto nel silenzio più totale dei media.
L’obiettivo dichiarato fin da subito da Erdogan è conquistare Al-Bab città a ovest dell’Eufrate occupata dall’ISIS. Oggi l’esercito turco si trova a soli 2 chilometri dalla città mentre le forze delle SDF e dello YPG-YPJ si trovano a 6 chilometri, il sultano non dorme quindi sonni tranquilli. La conquista di Al-Bab da parte delle SDF significherebbe infatti la fine dell’isolamento per le migliaia di persone che vivono nel cantone di Efrin e, dopo anni di guerra, l’unione dei tre cantoni del Rojava: Jezire, Kobane e, appunto, Efrin.
Da qualche settimana SDF e YPG-YPJ hanno dato il via all’operazione per liberare Raqqa, impegnando 30.000 uomini, l’obiettivo dichiarato è quello di circondare la città ed in seguito attaccarla per liberarla dai Daesh. Decine di villaggi nei territori limitrofi sono già stati liberati e l’avanzamento verso Raqqa continua senza sosta. Non sarà facile liberare la città che è considerata la capitale dell’ISIS in Siria, che conta più di 100.000 abitanti e che negli ultimi anni è stata fortificata e attrezzata per resistere a qualsiasi attacco. La liberazione di Raqqa sarebbe un colpo durissimo per lo Stato Islamico. Questa mossa ha inoltre irritato molto Erdogan il quale subito dopo l’inizio dell’operazione ha annunciato che non lascerà che i terroristi “curdi” agiscano vicino al proprio confine e dopo pochi giorni ha iniziato ad attaccare per rappresaglia i villaggi intorno a Mambiji.
Mambiji è una città ad ovest dell’Eufrate, liberata dall’ISIS dopo 70 giorni di durissima battaglia in cui centinaia di guerriglieri SDF e YPG-YPJ e civili persero la vita.
Ormai da giorni l’esercito turco bombarda e rade al suolo le case dei villaggi
intorno alla città di Mambiji. Molti civili sono rimasti uccisi o feriti e più di 20 SDF hanno perso la vita in durissimi scontri. L’obbiettivo dell’esercito turco adesso sembra essere proprio Mambiji, ma il prezzo pagato in vite umane per la sua liberazione è stato troppo alto ed anche per questo motivo le forze di liberazione SDF YPG-YPG hanno dichiarato che difenderanno la città contro ogni attacco.
Fino a pochi mesi fa l’ipotesi di una guerra aperta tra la Turchia e il Rojava sembrava lontana ma ogni giorno che passa questo scenario diventa sempre più realtà.
I sogni di espansione turchi non si fermano al solo Rojava, da settimane a Silopi, al confine tra Turchia e Kurdistan Iracheno, sono ammassate centinaia di carri armati e truppe di terra, che puntano all’invasione del Bashur, precisamente alla zona di Shengal, liberata due anni fa dopo che migliaia di Yazidi persero la vita massacrati senza pietà sotto il dominio di Daesh. Dopo Shengal l’esercito turco facilmente cercherebbe di muoversi verso Qandil, la zona montuosa tra il nord Iraq e la Turchia dove il PKK ha le sue basi storiche. Se l’esercito turco deciderà di invadere la zona di Shengal e dirigersi verso Qandil non sarà certamente accolto con i fiori dai guerriglieri e dalla popolazione locale.
La Rivoluzione del Rojava è sotto attacco da mesi, nel più totale silenzio dei media, ora più che mai è importante sostenere il popolo del Rojava e tutti coloro che lottano per la libertà e per la rivoluzione, e smascherare i piani di conquista di Erdogan.
Molti compagni e compagne hanno versato il proprio sangue per questa rivoluzione che non sarà spazzata via facilmente e che è pronta a resistere contro ogni aggressione.
Solo con la solidarietà e il sostegno internazionale si potranno spezzare definitivamente i sogni di Erdogan e dei suoi aguzzini!
Biji Rojava biji Kurdistan.”
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