Il primo dicembre la sede di di Expo di via Meravigli è stata perquisita dal Nucleo di polizia tributaria della guardia di finanza di Milano. L’iniziativa degli investigatori rientra nell’inchiesta sull’assegnazione dei lavori sulla piastra dei servizi (ovvero la serie di lavori preparatori alla costruzione dei padiglioni) su cui indaga la procura generale di Milano. L’asta era stata vinta dalla società Mantovani con un ribasso del 42 per cento su una base d’asta di 272 milioni di euro.
L’inchiesta, una delle più importanti tra quelle relative a Expo, sembrava destinata a chiudersi con un’archiviazione. Ma il Gip Andrea Ghinetti si era opposto alla richiesta della Procura e il fascicolo per corruzione e turbativa d’asta (la gara più rilevante da 149 milioni di euro), era stato tolto ai pm dalla procura generale che l’aveva avocata a sé affidandola al pg Felice Isnardi che successivamente ha chiesto la proroga delle indagini, che altrimenti sarebbero scadute di lì a breve.
Cinque gli indagati nell’inchiesta: gli ex manager Antonio Acerbo e Angelo Paris, l’ex presidente della Mantovani Piergiorgio Baita e gli imprenditori Ottaviano ed Erasmo Cinque.
Dagli atti richiesta di prolungamento dell’inchiesta è saltato fuori il nome del sindaco di Milano Beppe Sala, all’epoca direttore generale e commissario straordinario per Expo.
Sala è sotto indagine per la firma retrodatata su un paio di nomine, un fatto in se di poco conto. Infatti, dopo una breve pausa, una sorta di autosospensione virtuale Sala sta per tornare a Palazzo Marino.
L’aspetto interessante di questa vicenda, non è tanto o (sol)tanto nell’inchiesta che tocca anche il sindaco, quanto nel sistema delle grandi manifestazioni, dei mega appalti, dei grandi carrozzoni succhia soldi.
Sala diventa commissario Expo dopo che inchieste e scandali avevano spazzato via la cordata che aveva gestito il carrozzone precedente. Quello che sta accadendo ora era ampiamente prevedibile, perché inscritto nella logica di drenaggio di enormi risorse pubbliche per foraggiare le imprese amiche di questo o di quello. Il tutto in fretta, con budget bassissimi che si gonfieranno dopo. Non c’è interesse per altro che non siano il circo e i biglietti da staccare.
Le inchieste successive sono la normale coda di questo sistema, dove lo stesso avvicendamento delle elite è regolato per via giudiziaria da tangentopoli in poi. Non per caso tutto cominciò proprio a Milano.
Il malaffare e le inchieste che ne sono la coda sono parte della modalità regolativa che si è imposta in questi anni. Le leggi adottate per limitare i rischi e aggirare le norme di tutela della salute, dell’ambiente, della sicurezza sul lavoro, a volte non bastano a coprire la melma dei cantieri, dove dall’ingresso secondario ogni giorno entravano i lavoratori in nero, che costruivano il baraccone di quel circo sgangherato e costosissimo che è stata Expo 2015.
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Abo, tra gli animatori del comitato No Expo.
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