Nelle ultime settimane i “comitati spontanei” di destra hanno lanciato l’offensiva contro le baraccopoli di via Germagnano e strada dell’Aeroporto
Lunedì 19 giugno i fascisti e i comitati si erano dati apppuntamento di fronte al comune per chiedere lo sgombero dei campi rom.
In prima fila Forza Nuova e Casa Pound con i loro alias, “Noi di Barriera” e “Torino ai torinesi”. Dietro il coordinamento Torino Nord, vicino al Movimento Cinque Stelle, il comitato del nuovo assessore all’ambiente Alberto Unia, che ha accompagnato i razzisti quando si sono spostati in Prefettura.
Sull’angolo di una piazza pesantemente militarizzata, un cacerolazo rumoroso di antirazzisti e anarchici ha accolto con slogan, casseruole, fischietti e numerosi interventi chi da settimane sta alimentando la guerra ai poveri, il razzismo e l’aria di pogrom. In prima fila lo striscione “i rom torinesi come noi”. Una verità banale che, scritta su un pezzetto di stoffa, suscita reazioni sdegnate e stizzite tra chi vorrebbe alimentare il mito della irriducibile e criminale differenza dei rom.
Immorali, ladri, rapitori di bambini, da eliminare. Breve è il passo dall’invettiva all’attacco diretto, alla violenza, ai roghi di baracche, ai pestaggi.
Poco importa che i veri ladri di bambini siano le istituzioni che li portano via ai poveri. Poco importa che le irruzioni, controlli, fogli di via segnino le vite dei più piccoli in maniera indelebile.
Poco importa che nessuno scelga la povertà.
Poco importa che lo Stato italiano da decenni abbia puntato sulla finzione dei “campi sosta” per una popolazione che non è più nomade da generazioni. La fine del nomadismo ha coinciso con la fine dei mestieri tradizionali, ormai residuali in una società dell’usa e getta.
Ma c’è anche chi non ci sta, chi si mette di mezzo, chi resiste ai fascisti e ai dispositivi di marginalizzazione istituzionali, che contribuiscono, sotto una leggera maschera
buonista, al perpetuarsi dello stereotipo alle radici dell’antitsiganismo.
Da un balcone qualcuno ha deciso di rinfrescare le idee dei razzisti, tirando qualche secchiata d’acqua sui piccoli duci torinesi e i loro camerati, che, nonostante la calura non hanno gradito la doccia.
Il fragore delle pentole sommerge gli slogan razzisti.
Ascolta la diretta dell’info di Blackout con Emilio, uno dei partecipanti al presidio antirazzista antifascista. Dal suo intervento emerge la difficoltà a superare lo stigma che investe i rom, uno stigma tanto potente, radicato e forte da permeare anche ambiti di movimento che praticano quotidianamente l’opposizione al razzismo, alla pulizia etnica, alla criminalizzazione di interi gruppi sociali ed etnici.
Una chiara lettura di classe fatica ad emergere. Una questione sulla quale è lecito interrogarsi dopo i tanti episodi di violenza fascista e istituzionale contro i rom delle baraccopoli, che si sono susseguiti negli ultimi anni.
Qui il volantino distribuito in piazza dalla Federazione Anarchica Torinese
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