Una bomba d’acqua. Eccezionale? Non più. Ormai da anni la tragica alleanza tra mutamento climatico, cementificazione, scarsa cura del territorio, provoca disastri e allunga la lista dei morti e delle devastazioni.
Gli anarchici livornesi, in un comunicato emesso nelle prime ore dopo l’alluvione scrivono:
“Una volta passata la fase più tragica sarà certo necessaria una riflessione, perché non si può pensare che si tratti solo di una calamità naturale. Per quanto possa essere stata forte la tempesta della notte tra il 9 e il 10 settembre, per quanto il clima secco possa aver contribuito a creare le condizioni per quanto è avvenuto, non possono essere trascurate altre questioni, innanzitutto i tagli ai servizi di manutenzione dei fossi nelle aree intorno alla città e lo stato dei corsi d’acqua che attraversano la zona, in particolare del Rio Ardenza e del Rio Maggiore.
Unico aspetto positivo si è avuto nella solidarietà spontanea, decisiva in alcune zone per iniziare a liberare le case e le cantine da fango e detriti, cominciare ad aprire le strade e pulire gli argini, per spostare le auto trascinate nel corso dell’alluvione che impedivano il transito dei mezzi di soccorso. Senza l’intervento diretto dei volontari, che hanno agito come potevano, senza una coordinazione con le autorità, le quali si sono dimostrate assenti, la situazione sarebbe certo peggiore.
Per questo sosteniamo le iniziative di solidarietà concreta organizzata dal basso che dopo gli importanti interventi spontanei di oggi si sta strutturando meglio per l’attività dei prossimi giorni.”
A peggiorare la situazione c’è il versamento di liquami oleosi dalla centrale ENI che sta inquinando l’area già colpita dall’alluvione.
Centinaia di persone si sono rimboccate le maniche e sono andate nei quartieri più colpiti per dare una mano. Mentre scriviamo ci sono ancora case isolate, senz’acqua, luce ed energia elettrica. Solo la solidarietà dei volontari ha consentito a migliaia di persone di resistere.
L’info di Blackout ne ha parlato con Dario, uno dei tanti che in questi giorni, ha imbracciato una pala per dare una mano.
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