Ieri mattina c’è stata la seconda udienza nel procedimento avviato dalla Procura di Torino, che ha chiesto la sorveglianza speciale e il divieto di dimora nella loro città per cinque volontari italiani in Siria.
All’udienza è intervenuto alche il capo della Procura Borgna per sostenere che la sorveglianza speciale è una norma “democratica” e non fascista. Non possiamo che essere d’accordo con lui, perché sebbene le assonanze con normative di epoca fascista siano evidenti, la sorveglianza speciale è una misura squisitamente “democratica”. La democrazia tratta da nemici, privando della libertà per via amministrativa, chi non riesce e condannare e rinchiudere con i pur innumeri strumenti offerti dalla legislazione penale.
Borgna ha voluto mettere il suo peso un procedimento di natura squisitamente politica, affiancando le esili argomentazioni della PM Pedrotta.
Per la PM i cinque torinesi accorsi in Siria per sostenere la rivoluzione democratica contro lo Stato Islamico sarebbero “socialmente pericolosi”.
La nozione di pericolosità sociale è del tutto scivolosa, quasi impalpabile, perché retta sulla presunzione che si possano valutare le intenzioni sulla base di un pedigree tracciato dalla polizia.
Aver appreso l’uso delle armi la volontà di usarle anche in Italia. Una forzatura indimostrabile, che tuttavia si incardina sui profili criminali tracciati dalla polizia politica.
Fuori dall’aula c’erano le foto di Orso e Giovanni, altri due volontari italiani, entrambi caduti in combattimento in Siria. Da morti sono considerati “eroi”, da vivi rischiano di perdere la libertà di abitare nella loro città, di frequentare assemblee e riunioni politiche, di partecipare a cortei e altre iniziative di lotta, rischiano il coprifuoco notturno.
Le arringhe della difesa sono andate aventi sino alle 13,30. Il tribunale si è riservato di decidere: ha 90 giorni per comunicare la sentenza.
Nel pomeriggio, nella centralissima piazza Carlo Alberto, presidio per ricordare Lorenzo Orsetti, Tekoser, volontario anarchico in Siria, morto nella battaglia di Teghuz il 18 marzo.
Una data che è nella memoria e nel cuore di tanti. Nell’anniversario della Comune. Quella di Parigi del 1871, quella di Kronstradt del 1921. I fili si intrecciano, la memoria siamo noi che la teniamo viva.
Tante le testimonianze di chi lo aveva conosciuto in Siria. Orso da quando ha scelto di andare a combattere non si è mai risparmiato. Da Afrin, dove la sua serenità dava coraggio a tanti, sino all’ultima battaglia, quando è caduto insieme ad altri volontari arabi negli ultimi giorni dell’ISIS in Siria.
Domenica 31 marzo ci sarà un corteo nazionale in memoria di Orso a Firenze. Ore 15 piazza Leopoldo.
L’info di Blackout ne ha parlato con Paolo – Pachino – Andolina, uno dei cinque volontari per i quali è stata chiesta la sorveglianza speciale, amico e compagno di Orso.
Ascolta la diretta con Paolo: