Il 2 novembre un presidio antimilitarista al Balon ha segnato l’avvio delle iniziative antimilitariste di questo novembre.
Il 4 novembre striscioni e scritte sono apparsi di fronte a monumenti militaristi, in cui, con un discutibile senso del decoro urbano, appaiono armi, soldati, retorica patriottica ed esaltazione delle avventure coloniali dell’Italia.
Lo striscione con la scritta “No Stati, No eserciti è stato appeso di fronte al monumento, con tanto di cannone da artiglieria, spezzoni di proiettili all’angolo tra corso Vercelli e via Ivrea.
Altro striscione “4 novembre festa degli assassini” è comparso al monumento all’artigliere di montagna, con tanto di targa commemorativa alle imprese in Libia dei militari tricolore.
Il 4 novembre. Una festa che ricorda una guerra di ieri mentre le truppe del Belpaese fanno – in silenzio – la guerra per il potere e le risorse in Iraq, Afganistan, Niger… e altri 33 luoghi del pianeta.
Di seguito il volantino distribuito in questi giorni.
No ai mercanti di morte. 16 novembre manifestazione antimilitarista
Niente pace per chi fa guerra
Il 4 novembre è la festa delle forze armate. Viene celebrata nel giorno della “vittoria” nella prima guerra mondiale, un immane massacro per spostare un confine.
Il 4 novembre è la festa degli assassini. La divisa e la ragion di stato trasformano chi uccide, occupa, bombarda, in eroe.
In questi anni lungo i confini d’Italia si sta combattendo una guerra feroce contro la gente in viaggio, contro chi fugge conflitti dove le truppe italiane sono in prima fila.
I battaglioni d’élite dell’esercito tricolore sono impegnati in 36 missioni di guerra.
Le principali sono in Afganistan, Iraq, Libano, Libia, Kosovo, Somalia, nel Mediterraneo. 6.290 soldati italiani sono sui diversi teatri di guerra.
L’impegno più importante è sul fronte interno con l’operazione “Strade sicure”, che impiega 7.000 soldati.
Nelle guerre moderne muoiono più civili che militari. I soldati sono professionisti super addestrati, strumenti costosi e preziosi da preservare, mentre le persone senza divisa diventano obiettivi bellici di primaria importanza in conflitti che giocano la carta del terrore, per piegare la resistenza delle popolazioni che serve sottomettere, per realizzare i propri obiettivi di dominio.
Al riparo delle loro basi, i piloti dei droni, sparano come in un videogioco.
L’Italia è in guerra da decenni ma la chiama pace. È una guerra su più fronti, descritta come intervento umanitario, ma nei fatti è occupazione miliare, bombe, tortura e repressione.
Per trarci in inganno trasformano la guerra in filantropia planetaria, le bombe mezzi di soccorso.
Gli stessi militari delle guerre in Bosnia, Iraq, Afganistan, gli stessi delle torture e degli stupri in Somalia, sono nei CPR, nelle strade delle nostre città, sono in Val Susa, sono nel Mediterraneo e sulle frontiere fatte di nulla, che imprigionano uomini, donne e bambini.
Guerra esterna e guerra interna sono due facce delle stessa medaglia.
Lo Stato italiano nel 2018 ha destinato 21.183 milioni di euro alle spese militari. Nel 2019 questa spesa è destinata ad aumentare.
In Siria, in Iraq, in Afganistan, in Libia si combatte con armi che spesso sono costruite a due passi dalle nostre case.
Nell’ex stabilimento Fiat di Mirafiori Leonardo costruirà droni da combattimento.
Giocattoli costosi che hanno un unico impiego: uccidere.
Torino è uno dei principali centri dell’industria aerospaziale bellica.
L’industria di guerra non va mai in crisi. L’industria bellica italiana fa affari con chiunque.
Il 26 e 27 novembre 2019 si tiene a Torino “Aerospace & defence meeting”, mostra mercato internazionale dell’industria aerospaziale di guerra.
La convention, giunta alla sua settima edizione, ha quest’anno un focus sull’innovazione produttiva, la trasformazione digitale per l’industria aerospaziale 4.0.
Ci saranno 6.500 incontri bilaterali, 900 partecipanti, i rappresentanti di 26 paesi.
Un’occasione per valorizzare le eccellenze del made in Italy nel settore armiero, in testa il colosso Leonardo, con un focus sulle aziende piemontesi leader nel settore: Thales Alenia Space, Avio Aero, UTC Aerospace Systems. Tra gli sponsor, oltre a Leonardo, ci sono la Regione Piemonte e la Camera di Commercio.
L’Aerospace and defence meeting è un evento semi clandestino, chiuso, dove si giocano partite mortali per milioni di persone in ogni dove.
La rivolta morale non basta a fermare la guerra, se non sa farsi resistenza concreta.
Possiamo gettare un granello di sabbia per incepparne il meccanismo, per impedire che il business di morte celebri i suoi riti nell’indifferenza dei più.
Per fermare la guerra non basta un no. Occorre incepparne i meccanismi, partendo dalle nostre città, dal territorio in cui viviamo, dove ci sono caserme, basi militari, aeroporti, fabbriche d’armi, uomini armati che pattugliano le strade.
Dal 16 al 27 novembre, dieci giorni di informazione e lotta contro i mercanti di morte!
Sabato 16 novembre corteo antimilitarista da piazza Castello
Assemblea Antimilitarista
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