Nel 2014 la Difesa si prepara a spendere altri 5 miliardi di euro in cacciabombardieri, navi da guerra, blindati ed elicotteri da combattimento, cannoni, siluri, bombe, droni e satelliti spia. Impermeabili a ogni spending review e refrattari a qualsiasi controllo parlamentare, gli stati maggiori continuano a sentirsi intoccabili.
Non possiamo certo dargli torto. In barba alle mozioni approvate da Camera e Senato il 26 giugno e 7 luglio che impegnavano il governo a non procedere a nessuna “ulteriore acquisizione” degli F35 in attesa delle conclusioni di un’indagine conoscitiva parlamentare, già in settembre il ministro Mauro ha dato il via all’acquisto di altri cacciabombardieri della Lockeed Martin. Giocattoli da 150 milioni di euro, che possono trasportare sia bombe “convenzionali”, che ordigni nucleari.
Senza troppa pubblicità Mauro ha autorizzato la firma di nuovi contratti per centinaia di milioni di euro.
Il 27 settembre scorso, oltre a saldare l’ultima rata da 113 milioni dei primi 3 aerei già acquistati (e già pagati per 350 milioni di euro), è stato firmato il contratto d’acquisto definitivo di altri 3 aerei per 403 milioni (per i quali in precedenza erano stati anticipati 47 milioni). Successivamente, non è dato sapere quando, sono anche stati versati 60 milioni di anticipo per ulteriori 8 aerei (che la Difesa vuole acquistare nel 2014, anno in cui intende inoltre dare anticipi per altri 10 aerei).
Queste informazioni,trapelate dagli Stati Uniti, sono approdate in commissione Difesa: il ministro Mauro alla richiesta di spiegazioni e controllo dei documenti si è limitato a sostenere che a le mozioni parlamentari “non incidono sulle politiche di acquisto già determinate”.
Le uova sono rotte, meglio farsi una frittata.
Nello scontro tra parlamento e vertici militari, che mal sopportano la facoltà di controllo della spesa militare che le camere hanno acquisito con la riforma militare del 2012, al di là della retorica democratica, c’é in ballo l’opposizione tra sostenitori degli F35 e fan dell’Eurofighter, il caccia di produzione europea, prodotto da Finmeccanica. In quest’ottica le dichiarazioni del capogruppo Pd in commissione Difesa, Gianpiero Scanu e del segretario del PD Renzi, contro ulteriori acquisti di F35, sembra tirare la volata ad un ritorno più marcato agli Eurofighter. I fautori di questa ipotesi sostengono che questa scelta consentirebbe un risparmio nella manutenzione e l’autonomia operativa vista la comproprietà dell’hardware, che invece rimane sotto esclusivo controllo americano sugli F35, “aerei a sovranità limitata”.
La conferma che i vari governi, al di là dell’appoggio a questa o quella cordata di affari e politica, continua a puntare sulla guerra è il Documento programmatico pluriennale della Difesa per il triennio 2013-2015 presentato lo scorso aprile dall’allora ministro della Difesa Di Paola, oggi consulente di Finmeccanica. Dei 5 miliardi di spesa totale per il nuovo anno su decine di programmi di riarmo il DPP ne assegna oltre mezzo (535,4 milioni) agli F35 e un miliardo l’anno per gli Eurofighter.
Giochi di soldi, potere, guerra.
Ascolta la diretta realizzata dall’info di Blackout con Domenico del Coordinamento No F35 di Novara