Lo Stato non può permettersi di perdere due volte nello stesso posto. Nel 2005 le truppe di occupazione furono costrette a battere in ritirata di fronte alla rivolta popolare della Val Susa.
Tra il 2010 e il 2011 il governo decise di ridare la parola alle armi. Gli amministratori sedotti dal fascino del potere non erano riusciti a normalizzare un territorio ribelle.
Un apparato repressivo fatto di gas, recinzioni da lager, manganelli e torture si è dispiegato in tutta la sua forza. La magistratura è entrata in campo a gamba tesa. Non si contano i processi che coinvolgono migliaia di attivisti No Tav.
Governo e magistratura non hanno fatto i conti con la resistenza dei No Tav. Non hanno fatto i conti con un movimento che si è stretto nella solidarietà a tutti, primi tra tutti quelli che rischiano di più, i quattro attivisti accusati di attentato con finalità di terrorismo per un sabotaggio in Clarea.
Per loro i PM Padalino e Rinaudo hanno chiesto nove anni e mezzo di reclusione.
Il 17 dicembre dovrebbe essere pronunciata la sentenza.
L’appuntamento è alle 17,30/18 in piazza del mercato a Bussoleno.
Se le notizie dal tribunale saranno buone sarà un giorno di festa. In caso contrario la risposta del movimento No Tav sarà forte e chiara.