Per trent’anni in Italia il fim era vietato. I primi che osarono violare il divieto vennero fermati, denunciati e processati.
Eppure era un film che raccontava una storia degli anni ’30, una storia di una delle tante guerre sporche coloniali, un film con attori famosi come Antony Queen, Rod Steiger, Oliver Reed, Irene Papas, Raf Vallone e Gastone Moschin.
Questo film aveva il torto di raccontare una storia che nessun bambino, nessun ragazzo italiano ha mai trovato sui propri libri scolastici, la storia della sottomissione della Cirenaica e della strenua resistenza dei libici. Non solo. La storia di un vero genocidio: negli anni ’30 decine di migliaia di persone vennero deportate nel deserto, dove morirono di fame e di sete; i ribelli vennero impiccati, torture orrende e stupri spargevano il terrore tra la gente.
All’epoca la popolazione libica non superava le 800.000 persone: gli italiani ne uccisero 100.000.
Un lavoro degno delle migliori pulizie etniche.
Il “Leone del deserto” era il soprannome di Omar El Muktar. Per oltre un decennio tenne testa alle truppe italiane, infliggendo numerose sconfitte alle truppe coloniali guidate da Pietro Badoglio. Nel 1929 Mussolini affiancò a Badoglio, il generale Rodolfo Graziani, che ebbe il mandato di usare ogni mezzo possibile.
Graziani proseguirà la sua carriera di macellaio in Eritrea e in Etiopia. Dopo la seconda guerra mondiale vari paesi, chiesero di poter processare come criminali di guerra, Badoglio, Graziani e i generali che avevano compiuto ogni sorta di atrocità in Grecia e Jugoslavia. L’Italia democratica, l’Italia nata dalla Resistenza al fascismo, non consegnò mai i macellai fascisti. Morirono tutti nel loro letto e vennero sepolti con gli onori militari. Graziani divenne presidente del Movimento Sociale Italiano, il partito che raccolse l’eredità del disciolto partito fascista.
Il film di Mustafa Akkad, che solo in tempi recenti è stato proiettato a tarda ora da una TV, ma nelle sale non è mai stato distribuito, racconta quella storia. Una storia che fa piazza pulita del mito rassicurante degli italiani brava gente.
“Il leone del deserto” di Mustafa Akkad, uscito nel 1981, venne vietato in Italia, perché, secondo le parole dell’allora presidente del consiglio, Giulio Andreotti, venne ritenuto lesivo “dell’onore dell’esercito italiano”. Ancora oggi il film si può trovare solo in internet: solo da poco è disponibile una versione in italiano.
Sebbene la pellicola sia intrisa di una retorica nazionalista che ci è completamente estranea, nonostante alcuni voluti errori storici ed un’eccesiva esaltazione della resistenza libica, ci offre tuttavia un affresco di una vicenda che l’Italia liberale, quella fascista, quella democratica hanno sempre tenuto nascoste.
Appuntamento venerdì 26 alle 20 per un aperitivo benefit antimilitaristi sotto processo. Il film verrà proiettato alle 21 in corso Palermo 46 (suonare Federazione anarchica – la sede è nel cortile a destra in basso).