Venerdì 15 febbraio
ore 20
in corso Palermo 46
Presentazione
del collettivo “Francesco Mastrogiovanni”
aperibenefit per il telefono antipsichiatico
video sugli ospedali psichiatrici giudiziari
Il collettivo antipsichiatrico “Francesco Mastrogiovanni” nasce dall’incontro di persone diverse che hanno sentito l’urgenza di dar voce, corpo e forza alla propria indignazione.
L’indignazione di chi sa che nel nostro paese basta la firma di un medico, quella di un sindaco ed il gioco è fatto. Uomini e donne smettono di essere uomini e donne, liberi di scegliere la propria vita, liberi di decidere se assumere o meno dei farmaci, liberi di scegliere una cura. Uomini e donne vengono presi con la forza, rinchiusi in un repartino psichiatrico, riempiti di psicofarmaci e spesso legati ai letti. Prigionieri senza possibilità di parola, perché la parola di chi finisce in repartino è parola alienata. In tutti i sensi. Parola priva di senso, parola privata di senso perché chi parla non è ragionevole. Non è ragionevole, perché la ragione è fuori dal repartino, perché la ragione è solo del potere che imprigiona, lega con corde chimiche e di cotone.
I manicomi sono stati le discariche sociali per gli incompatibili, quelli che la legge non riusciva e perseguire, ma anomali per la società dove vivevano, incapaci di svolgere il ruolo loro assegnato.
La fine della follia criminale rappresentata dal manicomio non è stata però la fine della follia, come categoria/catena da usare contro chi non vive con agio la propria vita.
Un disagio che sarebbe sciocco negare, ma è criminale imprigionare.
Eppure è quello che avviene ogni giorno in questo paese con i TSO, i trattamenti sanitari obbligatori. Il marchio della follia rende normale quello che normale non è. Chi è folle è “fuori”. Fuori di testa, fuori dal consesso umano, fuori dalle regole, che formalmente ne tutelano l’integrità fisica e la libertà.
Chi oggi lavora per la riapertura dei manicomi – piccoli privatizzati ma sempre manicomi – fa leva sul radicamento tenace del pregiudizio psichiatrico, tanto tenace da essere ancora saldamente impiantato nel lessico comune.
Per sconfiggerlo serve informazione, serve anche azione diretta contro gli abusi.
Noi non vogliamo dire alle persone come devono vivere, non siamo medici e nemmeno giuristi, siamo solo persone disponibili ad offrire appoggio alle vittime della psichiatria, a chi i farmaci non li vuole, a chi viene ricoverato, legato, dopato contro la propria volontà.
Cosa fa il collettivo?
– informare coloro che hanno a che fare con l’inferno psichiatrico
– raccogliere denunce di abusi relativi a Trattamenti Sanitari Obbligatori; somministrazione massiccia di psicofarmaci
– informazioni su contenzione fisica e farmacologica
– aprire uno spazio al dibattito su usi e abusi della psichiatria
– aiuto legale
– il telefono antipsichiatrico è rivolto a chi si trova impigliato nelle maglie della psichiatria e vuole liberarsene, o che rischia di finirci e vuole evitarlo.
Parimenti è rivolto a chi si trova con un familiare o con un amico rinchiuso in psichiatria e vorrebbe capire cosa gli stanno realmente facendo e come poterlo aiutare.
Il telefono funziona con la segreteria telefonica tutti i giorni.
Una volta a settimana – dalle 19 alle 21 del martedì – rispondiamo direttamente.
il numero è: 328 7623642
Il telefono è autogestito e autofinanziato.
Chiunque sia interessato al progetto è il benvenuto!
Le nostre riunioni si tengono ogni martedì alle 21 in corso Palermo 46
Per contatti: antipsichiatriatorino@inventati.org
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Chiunque sia interessato al progetto è il benvenuto!
Le nostre riunioni si tengono ogni martedì alle 21 in corso Palermo 46
Per contatti: antipsichiatriatorino@inventati.org